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Tra le righe di De André

Podcast Tra le righe di De André
Tra le righe di De André
Raccontiamo le canzoni di Fabrizio De André, analizzandone il testo e raccontando le storie che si nascondono dietro le parole e le immagini che le rendono così...

Episodi disponibili

5 risultati 15
  • Il testamento di Tito: la legge di Dio inchiodata
    In una delle canzoni più colte e profonde di De André, e di tutta la musica italiana, Faber immagina le ultime parole di Tito, il cosiddetto ladrone buono, il suo lascito alla terra prima di morire sulla croce: letteralmente quindi, il suo testamento. Tito compie una sorta di ultimo esame di coscienza ed elenca uno ad uno tutti i dieci comandamenti, ricordandone le parole e inchiodandone l’ipocrisia e la loro distanza dalla religione di cui avrebbero davvero bisogno le persone comuni. La critica alla legge di Dio risulta ancora più feroce e impietosa, se messa a confronto con l’unico comandamento dell’uomo che stava morendo proprio al suo fianco: la legge meno divina tra quelle elencate, eppure quella più potente, che consente di creare il paradiso in questo mondo, e non nell’aldilà. Il suo unico rimpianto alla fine sarà solo aver compreso troppo tardi, letteralmente nei suoi ultimi istanti di vita, quanto il perdono sia un elemento straordinario: eppure, sarà sufficiente questo a garantirgli la salvezza. Tutto il messaggio della Buona Novella verrà magistralmente riassunto nell’ultima frase pronunciata da Tito prima di spirare: nella pietà che non cede al rancore, madre, ho imparato l’amore.
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    22:13
  • Tre madri: ancora figlio mio
    Sotto la croce di Gesù si raccoglie il pubblico che osserva un uomo prosciugarsi l’anima goccia a goccia, patendo il castigo più crudele e ripugnante. Si può solo immaginare quanto possa essere uno spettacolo angosciante, così come il dolore che possa provare una madre nel vedere il proprio figlio subire tale agonia. De André, di madri in questa situazione, ne ha immaginate addirittura tre. Con Maria ci sono anche le madri dei due ladroni, Tito e Dimaco, che gridano di dolore per la morte dei loro figli: in questa canzone si raggiunge il picco emotivo tragico di tutta La Buona Novella, esplorando una nuova sfumatura della maternità, tanto caro alla narrazione di questo album. E qui viene anche dipinta forse la massima espressione di umanità di Maria, che con le sue ultime parole a Gesù, morente, trafigge l’anima di tutti noi: non fossi stato figlio di Dio, t’avrei ancora per figlio mio! La morte di Gesù forse salverà il mondo dai peccati, ma in questo momento Maria sarebbe disposta a rinunciarvi per la salvezza di una sola vita, quella del proprio figlio: solo una madre potrebbe arrivare a desiderare uno scambio così, ma solo la madre del Cristo poteva ottenerlo realmente.
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    11:54
  • Via della croce: l'ultimo girone
    È l’ultimo atto della vita di Gesù, che condannato a morte è costretto a caricarsi la sua stessa croce sulle spalle e portarla in cima al Golgota. De André rileggo il rito cattolico della Via Crucis e lo traduce nella sua Via della Croce, raccontando la processione dal punto di vista di chi si trovava ad osservarla. Uno straordinario spaccato di umanità, come un inferno dantesco in cui tutti i difetti e i limiti della natura umana trascendono la sacralità del momento per raccontarci infine la storia di dolore e sofferenza di un uomo solo. In questa canzone, De André muove una moltitudine di fortissime critiche sociale e politiche, mettendo a nudo la crudeltà e la bassezza dell’uomo, ma riuscendo comunque alla fine a trovare la via del perdono per tutti. È il perdono la vera buona novella, che verrà poi seminata per mare e per terra, con un invito a tutti noi: se Gesù, uomo morente, è stato in grado di provare compassione per chi l’ha condannato, chiunque può amare il prossimo suo come sé stesso.
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    17:31
  • Maria nella bottega di un falegname: madre e martello
    Chi costruì la croce su cui Gesù ha esalato l’ultimo respiro? Qualcuno avrà pur dovuto fabbricarla… Un uomo estremamente profondo e visionario come De André se l’è chiesto, e ha voluto raccontare la sua prospettiva. Ma non si è limitato a questo, ha dato voce all’artigiano della croce immaginandolo coinvolto in un dialogo proprio con la madre di colui che sarà condannato a morirvi. Questa canzone travolge per la sua brutale umanità: una scena immaginaria e immaginata da Faber, raccontata con estremo pragmatismo in un climax ascendente di angoscia per Maria, che prenderà sempre più consapevolezza del massimo terrore di ogni genitore e vedrà con i suoi occhi il simbolo dell’ultima sofferenza di suo figlio.
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    10:52
  • Ave Maria: inno alla maternità
    De André propone la sua personalissima preghiera alla Madonna, che altro non è che un inno laico alla maternità. Nel momento del parto, in cui il confine tra la gioia dello spirito e il dolore del corpo è labilissimo, Maria raggiunge il suo massimo splendore e divinità, in uno degli atti più umani che possano esistere. In questo brano, De André stravolge completamente la prospettiva rispetto all’Ave Maria cristiana: io ti saluto, Maria, perché sei esattamente come le altre donne, che hai donato una nuova vita al mondo. La mia lode va a te, non perché sei la Madre di Dio, ma solo perché madre.
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    10:57

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Su Tra le righe di De André

Raccontiamo le canzoni di Fabrizio De André, analizzandone il testo e raccontando le storie che si nascondono dietro le parole e le immagini che le rendono così evocative. Ogni episodio sarà dedicato a una canzone diversa, con alcuni spunti di riflessione su storia, cultura e società. De André, infatti, non era solo un grande poeta, ma anche un artista impegnato, che ha utilizzato la sua musica per raccontare la realtà del suo tempo. Se sei un appassionato di De André, o se vuoi scoprire la bellezza della sua poesia, questo podcast vuole parlare con te. Info: [email protected]
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