Ciao, io sono Anna Acquistapace e questo è Grembo, racconti di pancia. Ti parlerò di genitorialità e di tutti quegli aspetti che, a volte, o forse troppo spesso...
Ep. 24 Federica Zagari: primipara attempata a chi?
C’è un’etichetta che spesso risuona nelle stanze d’ospedale o durante le ecografie e le visite. Identifica le donne alla loro prima gravidanza, dopo i 35 anni: “Primipara attempata”.
Una definizione che, seppur basata su motivi scientifici, sembra spesso carica di giudizi, ignorando i molteplici motivi per cui oggi molte donne scelgono di rimandare la maternità.
Carriera, indipendenza economica, ricerca di un equilibrio personale o familiare – sono solo alcune delle ragioni che influenzano questa decisione.
Allora perché dobbiamo ascoltare queste etichette, che riducono la complessità delle nostre scelte a un mero dato anagrafico?
Federica è l’esempio perfetto di chi ha deciso di andare oltre queste definizioni e rompere gli stereotipi. Prima incontrando un compagno, e poi marito, molto più giovane di lei. E poi, dando alla luce tre figli all’età di 38, 39 e 43 anni. Infine diventando mamma per la quarta volta, a 53 anni con l’arrivo del piccolo Brando: una storia di affido che doveva essere temporaneo e che contro ogni possibilità e aspettativa, si sta trasformando in adozione.
Federica mi ha raccontato il suo straordinario percorso verso la creazione della sua famiglia, che ama definire una vera e propria "tribù". Un villaggio che continua a crescere, perché la sua esperienza di maternità l'ha ispirata anche a intraprendere un’avventura imprenditoriale, mettendo sempre i bambini al centro.
Siete pronti ad ascoltare la sua incredibile storia?
E poi vedremo… chi è davvero “attempata”?
***
Grembo è un podcast originale LUZ, di Anna Acquistapace
Le musiche sono di Pablo Sepulveda Godoy
Il montaggio e le riprese video sono di Francesco Carella
**
Questo episodio è stato prodotto insieme a Inglesina
--------
1:12:51
Ep. 23 Anna Solé: oltre le notti insonni
“Mio figlio non dorme”
“Usa la melatonina”
Questo è il suggerimento che Google ti dà. E se ti è capitata l’ennesima notte insonne è probabile che tu abbia digitato queste parole, che sono forse un vero e proprio grido di aiuto.
Invece qualcuno oggi mi ha dato una risposta diversa: “tutti i bambini finiscono per dormire”.
È la frase che mi ha detto Anna Solé, che ha fatto del sonno la sua battaglia e la sua vocazione lavorativa.
Anna è mamma di due bambini, Marc e Eric.
Il primo l’aveva soprannominato “pacchettino regalo”: per la sua semplicità di gestione, perché dovunque lo metteva, stava.
Con il secondo invece la storia è stata diversa: un periodo di attesa difficile, un cesareo d’urgenza e diversi giorni in terapia intensiva.
E poi la mancanza di sonno.
Ecco, se dall’arrivo di un figlio, le vostre notti sono più lunghe di prima, vi consiglio di ascoltare questo episodio.
La cosa che più vi sorprenderà sarà ascoltare la voce di Anna che trasuda di felicità, di benessere. Ed effettivamente è così: nonostante i momenti di difficoltà,,il baby blues, la depressione post partum, i giorni in terapia intensiva… Anna finisce sempre con il sorriso.
In questo episodio abbiamo parlato tanto di sonno e di quanto sia connesso al nostro benessere ma abbiamo anche capito quanto sia importante liberarsi dal senso di colpa e di performance: accettare la propria vulnerabilità, chiedere aiuto non è un segno di debolezza ma di grande coraggio.
Se anche voi state lottando con notti insonni e cercate un po’ di conforto, questo episodio fa per voi.
--------
1:01:35
Ep. 22 Marta Pagnini: la medaglia più bella
Ci sono storie che fanno sognare per la loro unicità e anche se distanti da noi, ci entusiasmano e ci ispirano perché raccontano di vite straordinarie.
La vita di un’atleta professionista è un perfetto esempio di questo. Durante le recenti olimpiadi di Parigi siamo rimasti incantati dalle imprese straordinarie che abbiamo visto.
Oggi abbiamo l’opportunità di entrare in una di queste vite: quella di Marta Pagnini, ginnasta, e campionessa olimpica a Londra 2012, ora mamma del piccolo Darian.
Marta ha condiviso con me la sua storia di maternità che è arrivata dopo una carriera sportiva brillante ma anche dopo 8 anni di amenorrea, una condizione comune tra le atlete di alto livello caratterizzata dall’assenza di ciclo mestruale.
La natura umana però è sorprendente: quando Marta decide di affrontare l’avventura della maternità, il suo corpo si rimette in moto, e il piccolo Darian non tarda ad arrivare. Marta mi ha raccontato della sua trasformazione in mamma, un percorso che non ha interrotto i suoi progetti professionali.
Tra un allattamento e l’altro, mentre si occupa dei suoi impegni come giudice o nell’organizzazione delle olimpiadi invernali di Cortina, Marta si destreggia nella sua nuova realtà, sostenuta da una squadra speciale: la sua famiglia. Anche se non sono mancate le salite, - dalle notti con poco sonno agli ostacoli fisici come la sua patologia, la scoliosi - Marta non ha mai perso la sua determinazione e grinta, qualità che l’hanno accompagnata in pedana e che ora ritroviamo nella sua vita da mamma.
**
Grembo è un podcast originale LUZ, di Anna Acquistapace
Le musiche sono di Pablo Sepulveda Godoy
Il montaggio e le riprese video sono di Francesco Carella
**
Questo episodio è stato prodotto insieme a Inglesina
--------
59:34
Ep. 21 Erika Zeni (Psicomotrimamma): O adesso o mai più
“O adesso o mai più”: questo pensiero ci accompagna spesso nei momenti cruciali della vita come decidere di avere un figlio, cambiare lavoro, fare quel viaggio che tanto avevi sognato o trasferirsi in un altro paese. È proprio quest’ultimo il caso di Erika, in arte Psicomotrimamma,che quando è diventata mamma, per la prima volta, ha deciso di trasferirsi all’estero, e non proprio dietro casa: in Burundi, Africa.
Quante volte abbiamo sentito dire che con un figlio certi sogni diventano impossibili? Erika mi ha dimostrato il contrario. Insieme a suo marito Davide, ha realizzato un progetto di vita che li ha portati in un continente che molti descrivono come capace di rubare il cuore, facendo nascere il famoso "mal d’Africa".
Certo, le fatiche non sono mancate: bisognava costruire quel famoso villaggio, ricreare una routine, stabilire nuove abitudini. Erika mi ha raccontato che la definizione di casa non è necessariamente legata a 4 mura.
In realtà, si è trovata così bene in questo nuovo contesto, che l’arrivo della seconda figlia Rachele, è stato qualcosa di estremamente naturale.
E anche se questo capitolo burundese si è chiuso e la famiglia ha dovuto rifare le valigie e ripartire, quella sensazione di casa, di vita a 4, rimarranno sempre con loro.
In questo episodio abbiamo anche parlato di quel senso di inadeguatezza che si vive di fronte a un neonato di cui non comprendiamo appieno i bisogni.
Abbiamo raccontato di due storie di parto completamente diverse tra loro, abbiamo condiviso le difficoltà della di coppia e di nuovi equilibri familiari. Abbiamo sfatato il mito che viaggiare in aereo con i neonati è difficilissimo.
Vi invito ad ascoltare questo episodio da qualsiasi luogo vi troviate. Non importa se avete sempre vissuto nella vostra città, se siete expat all'estero, o se desiderate partire con tutta la famiglia. Con la sua calma, determinazione e autenticità, Erika vi farà viaggiare con la mente e vi dimostrerà che la maternità non è un freno ai vostri desideri.
--------
1:03:28
Ep. 20 Ella Marciello: la sofferenza non ci rende più “mamme”
Vi è mai capitato di sentire questa frase: “La gravidanza non è una malattia”?Il più delle volte, viene detta come una forma di incoraggiamento, con le migliori intenzioni. Tuttavia questa frase nasconde una realtà più complessa.
Molte donne trascorrono i primi mesi, buona parte o addirittura tutta la gravidanza in uno stato di grande malessere.
E già in quel periodo, le donne vengono introdotte ad una forma di normalizzazione del dolore: “È normale stare male i primi tre mesi. È normale avere male dopo il parto, è normale una lacerazione con un travaglio così rapido.” E così via.
In questo episodio ho chiesto a Ella Marciello di raccontarmi la sua storia di parto, che è stata tutt’altro che idilliaca. Ella ha sofferto di iperemesi gravidica, ovvero nausea e vomito gravi fino alla vigilia del parto. Mi ha detto che no: non è normale associare sempre la parola sofferenza alla maternità, Il rischio è di interiorizzare quel dolore e perpetuare l’idea che la figura materna debba essere perennemente devota al sacrificio.Attraverso la sua storia, Ella ha ricordato che non va stigmatizzato il dolore così come non va detto alle madri “ è così per tutte”
E ancora, è vero che si partorisce dalla notte dei tempi, la differenza è “come”.In questo episodio abbiamo anche parlato di come crescere un figlio libero dai pregiudizi, di come far fronte ad una diagnosi di neurodivergenza.
E abbiamo concluso evocando alcuni regali che ogni madre vorrebbe realmente ricevere…
Provate a pensarci su e vediamo se desiderate lo stesso…
Ciao, io sono Anna Acquistapace e questo è Grembo, racconti di pancia. Ti parlerò di genitorialità e di tutti quegli aspetti che, a volte, o forse troppo spesso, non vengono a galla. Abbiamo una visione edulcorata della maternità: le donne devono saper conciliare saggiamente genitorialità, relazioni, lavoro. In questo podcast voglio dare voce a persone che raccontano la loro storia di maternità e paternità senza filtri e senza giudizi.Non dispenseremo consigli o buone pratiche, e questa è una promessa. L’obiettivo è aiutare, ispirare, avvicinare e far sentire meno sole le per