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PodcastMusicaBeethoven 250 – I Quartetti d’archi

Beethoven 250 – I Quartetti d’archi

Rete Toscana Classica
Beethoven 250 – I Quartetti d’archi
Ultimo episodio

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5 risultati 12
  • 12 Quartetto op. 135 e Grande Fuga op. 133
    Con il suo ultimo Quartetto op. 135 Beethoven torna alla tradizionale scansione in quattro movimenti; ma tutto, anche qui, parla il linguaggio del suo ultimo stile: dalla rarefazione dell’Allegretto al maniacale Trio dello Scherzo, e dalla cantabilità del Lento alla “difficile decisione” che offre lo spunto per il finale. In questa stessa trasmissione, Marco Mangani analizza la Grande Fuga che Beethoven pubblicò come brano a sé stante, dopo averla espunta dal Quartetto op. 130.
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    46:58
  • 11 Il Quartetto in do diesis minore op. 131
    Completato nel 1826, il quartetto op. 131 è il più radicale degli ultimi quartetti di Beethoven. Sette movimenti collegati tra loro, dove le forme sono stabilite dal progetto compositivo, senza più distinzione tra presentazione del materiale ed elaborazione. Tutto qui è esposizione e sviluppo al tempo stesso; e tutto è contrappunto. Il disorientamento delle platee e l’ammirazione di Wagner sono i due volti della posizione unica occupata da questo lavoro nella storia della musica.
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    53:43
  • 10 Quartetto in si bemolle maggiore op. 130
    Il Quartetto in si bemolle maggiore op. 130 – terzo e ultimo dei quartetti dedicati al principe Galitzin – abbandona, come il precedente, la suddivisione tradizionale. All’ampia struttura del primo movimento fanno seguito infatti tre brani caratteristici, a loro volta seguiti da una struggente “Cavatina”. Gli ascoltatori furono però sconvolti dall’immensa fuga finale. Beethoven decise di pubblicarla a parte (come op. 133), sostituendola con l’ultima, bistrattata, felicissima pagina che riuscì a completare.
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    50:21
  • 9 Il Quartetto in la minore op. 132
    Con il quartetto in la minore – il secondo per il principe Galitzin, che solo per ragioni editoriali reca il numero d’op. 132 – Beethoven rompe decisamente gli argini del genere cameristico. Al posto dei tradizionali quattro movimenti, ne abbiamo ora cinque articolati in sei fasi. Vi trovano posto, con le nuove concezioni beethoveniane dell’elaborazione tematica e del contrappunto, un recitativo memore della Nona Sinfonia e la più intensa preghiera strumentale mai uscita dalla penna di un compositore.
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    56:12
  • 8 Il Quartetto n. 12 op. 127
    Beethoven scrisse il Quartetto per archi n. 12 in mi bemolle maggiore op. 127 nel 1825. Nel 1822 il principe russo Nikolai Galitzin, eccellente violoncellista, gli aveva commissionato “due o tre nuovi quartetti”. Ancora impegnato su altri fronti (in particolare la Nona Sinfonia), Beethoven si mise al lavoro solo nel 1825, componendo i primi tre di quegli ultimi quartetti che costituiscono il suo lascito estremo. Il primo, pur tradizionale nelle sue forme esteriori, apre la saga cameristica che avrebbe sconvolto il mondo musicale dell’era moderna.
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    44:33

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Su Beethoven 250 – I Quartetti d’archi

Beethoven 250 è un percorso tematico sulla produzione di Ludwig van Beethoven per celebrarne i 250 anni dalla nascita. Il progetto di Alberto Batisti e Luca Berni prevede per tutto l’anno, ogni lunedì alle 18.40, una trasmissione dedicata a Beethoven. Articolato in sessanta puntate, il progetto è suddiviso in quattro cicli affidati a quattro curatori. Il primo ciclo, a cura di Francesco Dilaghi, esamina l’opera per pianoforte, con particolare attenzione alle Sonate. Il secondo, a cura di Maddalena Bonechi e Marco Mangani, è dedicato ai quartetti per archi. Nel terzo Alberto Batisti illustra le nove Sinfonie, le tre versioni di Fidelio e la Missa solemnis. Infine, nel quarto, Marco Mangani analizza altre composizioni, tra cui trii e quintetti per archi, partiture per fiati e Lieder. Il progetto è intitolato E gli uomini salirono verso la luce, parole intonate da Beethoven nella cantata Da stiegen die Menschen ans Licht in morte dell’imperatore Giuseppe II. Un’invenzione musicale che confluirà anni dopo nel Fidelio, proprio nell’istante in cui Leonore libera dai ceppi il marito Florestan. I Quartetti d’archi a cura di Maddalena Bonechi e Marco Mangani Il secondo capitolo del nostro viaggio nell’opera di Beethoven è dedicato ai Quartetti per archi. Così entriamo nel laboratorio delle sperimentazioni più audaci compiute dal compositore. Sperimentazioni operate nella purezza polifonica di quattro registri strumentali perfettamente omogenei. Non a caso è proprio negli ultimi Quartetti che Beethoven arriva ad annientare ogni convenzione e maniera. Qui forma, fantasia ed espressione si librano oltre la storia e il tempo. Le prime tre puntate, dedicate ai Sei Quartetti op. 18, sono curate dalla giovane musicologa Maddalena Bonechi. Il resto della produzione quartettistica è illustrato da Marco Mangani in nove puntate in onda dal 29 giugno al 24 agosto 2020. Docente di Storia della Musica all’Università di Firenze, Mangani parte dai tre capolavori dell’op. 59, i cosiddetti Quartetti Rasumovsky. Nel cuore del Quartetto in la minore op.132 compare una fra le pagine più toccanti di Beethoven, scritta dopo una malattia. È la Canzona di ringraziamento di un guarito alla Divinità, in modo lidio. Ascoltarla in questo periodo è particolarmente emozionante e dolorosamente attuale. a cura di Maddalena Bonechi, Marco Mangani
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