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Liturgia della Settimana - Il Commento e il Vangelo del giorno

Podcast Liturgia della Settimana - Il Commento e il Vangelo del giorno
Monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)
Liturgia della settimana, preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire di Bassano Romano (VT)

Episodi disponibili

5 risultati 8
  • [Mer 19] Commento: San Giuseppe, la paternità!
    Si è veramente padri quando ci si rispecchia nella Paternità di Dio. È per questo dono e per questa virtù speciale che Giuseppe viene scelto dal Padre celeste per essere il padre terreno del Verbo. Ora, nella gloria, egli custodisce e protegge la Chiesa, soccorrendo i moribondi nel loro passaggio al Cielo, sostenendo chi invoca il suo aiuto e accompagnando gli operai nel santificare il proprio lavoro. San Giuseppe guida tutti coloro che cercano di vivere il proprio impegno con rettitudine. È sollecito verso le famiglie in difficoltà, nel loro cammino spesso segnato dalla croce e dalle prove. Con la sua amabile tenerezza paterna si fa Custode e Protettore della vita nascente. Madri in attesa, affidate a lui la vostra gestazione, il parto e la crescita dei vostri figli. Giuseppe se ne prenderà cura, accompagnandoli passo dopo passo, proprio come ha fatto con Gesù e con la sua Santissima Madre. Giusto tra i giusti, dal cuore buono e misericordioso, Giuseppe affronta con angoscia il mistero della maternità di Maria. Non comprendendone l’origine, e sapendo che entrambi sono Vergini, non la espone al giudizio degli uomini né alla condanna, ma, con carità e pietà, stende su di lei il velo della protezione, tutelando così la Venuta di Gesù nel mondo. Quando poi lo Spirito illumina la sua anima rivelandogli l’origine divina del Concepimento, Giuseppe si fa premuroso e attento Custode del Figlio di Dio. Per la sua paternità, santificata dall’opera umana e concretizzata nella missione di Cristo, per i suoi meriti, grande è il potere di San Giuseppe presso l’Altissimo, e molto egli può per noi! Padre è colui che si pone al servizio: la paternità non è mai un potere che domina, non è mai autoritaria, ma è un’autorevolezza fatta di fermezza e di amore, che si dona per proteggere i figli, la sposa, la missione e l’opera affidata da Dio. Oggi più che mai è necessario che questa paternità sia accolta dai governanti, da coloro che guidano la Chiesa, dai responsabili nel mondo del lavoro e dai padri nelle famiglie. Proposito del giorno: Affida a San Giuseppe tutta la tua persona, la tua famiglia e ogni tua preoccupazione.
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    2:18
  • [Mer 19] Vangelo: 2 Sam 7, 4-5.12-14.16; Sal 88; Rm 4, 13.16-18.22; Mt 1, 16.18-21.24.
    Giacobbe generò Giuseppe, lo sposo di Maria, dalla quale è nato Gesù, chiamato Cristo. Così fu generato Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. Giuseppe suo sposo, poiché era uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto. Mentre però stava considerando queste cose, ecco, gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati». Quando si destò dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l'angelo del Signore.
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    1:00
  • [Mar 18] Commento: Conoscersi, accettarsi, superarsi
    Oggi meditiamo insieme le esortazioni del profeta Isaia: “Lavatevi, purificatevi” e “Anche se i vostri peccati fossero come scarlatto, diventeranno bianchi come neve”. Queste parole, rivolte al popolo eletto, parlano anche a noi, alla nostra comunità monastica e cristiana. Isaia manifesta una profonda preoccupazione: desidera il cambiamento, la conversione, una novità di vita e di Spirito, una vera comunione. Gesù stesso, nel Vangelo, ci conferma questo invito con il comandamento dell’amore reciproco. Queste esortazioni devono farci riflettere, specialmente in questo tempo di Quaresima. Abbiamo bisogno di conoscerci a fondo, perché nessuno può progredire nel cammino spirituale senza una consapevolezza profonda di sé: delle proprie qualità e limiti, delle inclinazioni del carattere e della personalità, delle reali possibilità che possiede. Chi desidera avanzare nella vita cristiana deve compiere tre passi fondamentali: Conoscersi - Accettarsi - Superarsi. Già l’antico filosofo Socrate diceva: “Conosci te stesso”. Ognuno di noi è chiamato a un’introspezione sincera: senza conoscenza di sé, si rischia di avanzare nel buio e smarrire la strada della vita. Abbiamo bisogno di luce e di amore. Questa luce viene dalla riflessione, dal confronto con gli altri che possono consigliarci e aiutarci, ma soprattutto dalla preghiera, dai sacramenti e dallo Spirito Santo. Conoscersi significa morire a se stessi per fare esperienza di Dio. Solo chi si avvicina a Lui con questa disposizione trova la garanzia della vera vita e la certezza del cammino. Ma conoscersi non basta: dobbiamo anche accettarci per quello che siamo, con realismo e umiltà. Santa Teresa d’Avila diceva: “L’umiltà è la verità”. Non si tratta di mortificarci per le nostre mancanze e miserie, ma di riconoscerle con sincerità, ringraziando al contempo il Padre per i doni e le virtù che, per Sua grazia, possiamo coltivare. Dobbiamo quindi impegnarci a conoscerci meglio, per comprendere quali virtù e quali difetti dominano in noi, intraprendendo così un autentico cammino di crescita spirituale. La Quaresima è un tempo di grazia particolarmente favorevole per la metànoia, per la nostra conversione.
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    2:25
  • [Mar 18] Vangelo: Is 1, 10.16-20; Sal.49; Mt 23, 1-12.
    In quel tempo, Gesù si rivolse alla folla e ai suoi discepoli dicendo: «Sulla cattedra di Mosè si sono seduti gli scribi e i farisei. Praticate e osservate tutto ciò che vi dicono, ma non agite secondo le loro opere, perché essi dicono e non fanno. Legano infatti fardelli pesanti e difficili da portare e li pongono sulle spalle della gente, ma essi non vogliono muoverli neppure con un dito. Tutte le loro opere le fanno per essere ammirati dalla gente: allargano i loro filattèri e allungano le frange; si compiacciono dei posti d'onore nei banchetti, dei primi seggi nelle sinagoghe, dei saluti nelle piazze, come anche di essere chiamati "rabbì" dalla gente. Ma voi non fatevi chiamare "rabbì", perché uno solo è il vostro Maestro e voi siete tutti fratelli. E non chiamate "padre" nessuno di voi sulla terra, perché uno solo è il Padre vostro, quello celeste. E non fatevi chiamare "guide", perché uno solo è la vostra Guida, il Cristo. Chi tra voi è più grande, sarà vostro servo; chi invece si esalterà, sarà umiliato e chi si umilierà sarà esaltato».
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    1:15
  • [Lun 17] Commento: Siate misericordiosi.
    Ce lo chiede Colui che ha preso su di sé le nostre colpe per redimerle a costo della vita: non ci ha giudicati, ma ci ha salvati con l’amore che perdona, che gratuitamente cancella le nostre colpe e ci riconcilia con Dio. Al Signore, nostro Dio, appartengono la misericordia e il perdono: essi sono il dono e la virtù più sublime che gli riconosciamo. Dio è Amore, un Amore che perdona. Egli è sempre pronto a concedere la remissione se, pentiti, gliela chiediamo. Il Profeta dice: “A te conviene la giustizia, o Signore, a noi la vergogna sul volto”. Per questo, per gratitudine e coerenza, dobbiamo essere sempre disposti al perdono, alla generosità e al dono gratuito, con umiltà e benevolenza, sull’esempio del Padre della misericordia. Non guardiamo il nostro prossimo con lo sguardo di giudici che scrutano le altrui colpe ed emettono sentenze, dimenticando le proprie. Questo atteggiamento, per nostra colpa, ci priva dell’amore e della grazia, allontanando da noi la divina misericordia e ponendo una barriera alla benignità di Dio. Al contrario, la nostra benevolenza, la carità fraterna e la generosità ci aprono le porte della grazia: ciò che doniamo ci verrà restituito, ci sarà versata nel grembo una misura buona, pigiata, colma e traboccante di doni dal Cielo. San Paolo ci conferma questa verità: il bene ricevuto e donato alimenta la nostra speranza, e non saremo mai delusi nelle nostre attese, “perché l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato”. Proposito del giorno: sempre 'Ti perdono'.
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    1:43

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