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Libri Per Il Successo - Crescita Personale da Strada

Podcast Libri Per Il Successo - Crescita Personale da Strada
Davide Mastrosimone
Libri per il successo si presenta come un podcast dove si propone all’ascoltatore un libro che possa fornire spunti per migliorare la sfera personale e profess...

Episodi disponibili

5 risultati 99
  • The Only Skill That Matters - Jonathan Levi #95
    EPISODIO 95- THE ONLY SKILL THAT MATTERS - JONATHAN LEVI  7 COLPI DI MACHETE https://www.amazon.it/Sette-colpi-di-machete/dp/B0CN8HYRT3/ SITO: www.libriperilsuccesso.com COACHING: https://libriperilsuccesso.com/migliora/   TRASCRIZIONE DEL PODCAST   Oggi si può creare un video con immagini, testi una voce, solo usando dei sistemi automatici, prima dovevi scriverlo, tagliarlo editarlo elaborarlo, metterci un testo sincronizzato ed era un lavoraccio, ora lo fanno le macchine in autonomia Basta poi guardarti intorno, caselli, supermercati, banche, sta succedendo, è davanti ai nostri occhi. Il progresso attuale va velocissimo, è un’onda che travolge tutto, ce da imparare a nuotare o per lo meno a stare a galla.       Ora, in questa nuova realtà che sta sorgendo come possiamo mantenerci sul pezzo, e imparare quello che ci serve, nel momento che ci serve. Imparare qualcosa che ancora non sappiamo di avere bisogno.  Noi abbiamo questa capacità, possiamo ri-programmarci, ma serve un metodo, e oggi vi espongo due strumenti per migliorare la velocità e la profondità del vostro apprendimento. E una piramide che spiega come si fa ad imparare, questo è il secondo podcast sulla domanda che mi ero fatto qualche giorno fa, come posso imparare meglio? Abbiamo visto l’ascolto attivo, ora lanciamoci su  questo libro di Jonathan Levi, intitolato – the only skill that matter - l’unica abilità che importa.   E di quale stiamo parlando? Dell’abilità di imparare   Pensateci nessuno ci insegna a imparare, ci danno in pasto concetti e informazioni, ma come si fa a gestirle.   Il libro offre molti spunti ma ne ho trovati tre di grande interesse. E ladies and gentleman e ecco a voi il primo.   Multi learning   Se vuoi imparare qualcosa di nuovo, aggiungi al tuo percorso un ulteriore abilità trasversale, qualcosa che possa darti un altro punto di vista. Per esempio, se vuoi imparare a giocare a tennis, prendi anche lezioni di ping pong, e lo so che non centra una sega ma ti una visione nuova e diversa di certe situazioni che puoi vivere nell’abilità principale che stai studiando. Se vuoi per esempio imparare una lingua, imparane due alla volta, mi rendo conto che sembri più complesso e controproduttivo ma paradossalmente è più facile imparare lo spagnolo se contemporaneamente impari il portoghese. Puoi trovare tante similitudini nelle lingue, una puoi aiutarti a ragionare meglio sull’altra. O per esempio vuoi imparare a suonare la chitarra, bene aggiungi al tuo percorso il pianoforte, o la batteria o il flauto il tamburo o quello che cazzo ti pare un altro strumento. Questo è un metodo brillante per accelerare l’apprendimento. il cervello è fatto di connessioni, il lavoro più emozionate che possiamo fargli fare è connettere informazioni e usarle tra di loro, questo porta a sviluppare la creatività. Conosco molta gente che ha tante informazioni, tanta cultura, dei nozionisti, sanno tanto ma non usano ne collegano quello che sanno con la vita di tutti i giorni né ci fanno nulla con quelle nozioni, il punto del multi-learning è collegare più apprendimenti per vedere cosa ne esce, è come fare un cocktail. Ti permette di trovare analogie, io per esempio ho studiato molti libri di vendita e poi ho aggiunto conoscenze sul linguaggio del corpo, le due abilità insieme sono una bomba. Il modello a seguire è il seguente nella scelta delle vostre due materie, o sono  complementari o sono contrastanti, complementari per esempio studi esercizio  fisico e nutrizione, insieme hanno molto senso, o contrastanti studi filosofia e  data science, siamo agli antipodi, ma questi estremi possono darti molti spunti  nuovi. se invece studio il comportamento dei maiali quando son in calore e il coreano  capisci che il multi-learning non serve a un cazzo. Ma penso che fin qui ci  arriviamo tutti., in entrambi i casi ottieni quell’effetto di collegamento delle  informazioni. Un accortezza, separa i momenti di studio, la mattina appena sveglio  studi una materia mezz’oretta, la sera studi o pratichi l’altra, lascia uno spazio tra  le due non farle di seguito.    Brute force learning   l’apprendimento con la forza bruta, che vuol dire? Che andiamo a imparare un  concetto o una abilità usando tutti gli strumenti e le fonti disponibili. Lo  squartiamo, da tutti gli angoli, ci immergiamo completamente. bombardiamo il  cervello di informazioni provenienti da contesti diversi.    Questo metodo funziona, imparare è un viaggio e va affrontato attraversando  ogni tipo mdi terreno e clima, non si impara solo da un libro, quella è una piccola  parte del viaggio, quando io faccio un podcast oltre alla lettura del libro vado  sempre a vedere se l’autore ha fatto qualche intervista, qualche conferenza e me  la vedo, cosi facendo mi rendo ancora più conto di quali sono i pochissimi punti  importanti che vuole trasmetterci, e che poi io divulgo e trasmetto a voi, ma non  ce mai solo il libro. Se vuoi imparare una lingua, compri si il libro di grammatica e  il dizionario e l’eserciziario, ma poi ti devi mettere a sentire un podcast in lingua a  vedere film, a parlare con una madrelingua a farti un viaggio in quel paese, e così  lo impari, stai bevendo da tutte le fonti possibili.  Inoltre, questo metodo ti da la possibilità di migliorare la tua memoria su  quell’argomento perché vai a ripetere molte informazioni, la ripetizione porta a  trattenere le informazioni. Quindi, scegli un argomento, e cominci a fare un piano  combinando almeno 3 o 4 metodi di apprendimento diverso sul tuo argomento.  Visuale, pratico, auditivo e via dicendo.     La pirámide dell ‘apprendimento    guardate è facilissimo cadere nel tranello che ci porta a pensare di sapere molto  di più di quello che sappiamo, esiste una piramide uno schema capire i passaggi  dell’apprendimento, e unisce tutto quello che abbiamo detto fino ad ora, la  piramide la trovate cercando su internet bloom’s taxonomy, creata da uno  psicologo educativo Benjamin Bloom, e fatta da sei livelli e il più basso è quello  dove tantissimi studenti si fermano, ogni livello si appoggia a quello precedente,  e se li tenete bene in mente durante il vostro viaggio nell’apprendimento potrete  orientarvi, capire a che punto siete. è una follia sta cosa, tutta la mia  carriera scolastica è basata sul primo livello, per questo non mi ricordo un cazzo  di quello che ho studiato, non so più fare una divisione. Il livello più basso della  piramide si basa sul ricordarsi le informazioni, imparare a memoria, provi a  ricordarti i concetti per l’esame o per quello che ti serve e cosi facendo si ti ricordi  e lo passi ma poi ti dimentichi, quindi primo livello recuperi i dati e li memorizzi,  ma poi ce da passare al secondo livello che è quello di capirle queste  informazioni, non basta sapere che ce stata una guerra mondiale, ma vai a capire  perché è scoppiata, chiediti come scoppiano le guerre, perché ce stata una  rivoluzione in quel paese in quel periodo, è il perché che ti cambia, è il capire le  informazioni che tu memorizzi che ti permette di scalare questa piramide. Quindi  per esempio leggi un capitolo di un libro e lo riassumi, provi a elaborarlo con le  tue parole, fai un grafico, cerchi di spiegare a una persona quello che hai  imparato. È una fase questa di elaborazione dei dati che hai memorizzato. Terzo  livello l’applicazione. Usi le informazioni in qualche situazione reale, hai imparato  una tecnica di gestione del tempo, bene ora usala sul lavoro, applicala. Quarto  scalino, analizzare, hai capito, hai applicato, ora puoi analizzare e classificare le  tue informazioni, hai studiato due stili diversi di leadership e sei in grado  in questa fase di capire quale è meglio in base a determinate situazioni, non solo  usi le informazioni ma sai quando sono più efficaci, è come aver imparato a usare  la spada e l’arco e sapere quando il nemico è lontano usi l’arco quando e  vicino usi la spada, e non pensate che lo fa tanta gente, qui è pieno di persone  che lancia la spada e ti tira in testa l’arco. Quinto passo, Valutazione, ora puoi esprimere un giudizio, difendere una posizione, supportare o meno una  teoria, hai un livello di conoscenza che ti permette di fare delle conclusioni, unire  i puntini di tutto quello che hai imparato e sapete qual è l’ultimo livello, è sempre  lo stesso, quello che vi vengo dicendo da sempre, è l’azione, l’ultimo è creare, la  punta della piramide è farci qualcosa con quello che impari, generare e creare  qualcosa di tuo che provenga da tutto questo sforzo, un progetto, un libro, un  podcast, un’azienda, cosa ci fai ora, questo è il punto più alto dell’apprendimento.     Scalare la piramide è difficile, ti sentirai stupido inadeguato senza conoscenza,  ma vai avanti nello studio, insisti e come andare in palestra dopo due settimane  sei come prima, ma poi inizi a mettere un peso in più, a fare una ripetizione in più e se continui arrivi a costruire un corpo forte e resistente, e la stessa cosa funziona con la mente.   Amici mettetevi a studiare qualcosa, iniziate a imparare usando queste informazioni per catapultarvi in una frequenza diversa dalla massa, sono pochi quelli che lo fanno e ve lo consiglio diventate esperti in qualcosa imparate bene perché ci servirà, non ce un cazzo da fare ci servirà per distinguerci, scegliete uno dei due modelli, il multileraning o il brute force leraning, e mentre lo state usando ricordatevi di non fermarvi al primo o al secondo livello della piramide, vi darà un vantaggio competitivo incalcolabile usare un metodo ogni volta che vi troverete davanti alla necessità di imparare qualcosa di nuovo, e ahimè, penso proprio che ci capiterà.   Gracias      
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    11:25
  • How To Listen - Oscar Trimboli #94
    EPISODIO 94- HOW TO LISTEN - OSCAR TRIMBOLI  7 COLPI DI MACHETE https://www.amazon.it/Sette-colpi-di-machete/dp/B0CN8HYRT3/ SITO: www.libriperilsuccesso.com COACHING: https://libriperilsuccesso.com/migliora/   Trascrizione del podcast Leggere libri di crescita personale può essere di grande aiuto; tuttavia, dopo un po' di tempo e quando ne hai letti tanti diventa sempre più complicato trovarne di validi, ne escono troppi, sono tutti uguali e stanno diventando di una banalità sconcertante, tanto che sto orientando le mie letture v erso degli argomenti precisi che completo con una serie di letture, per esempio: Come posso imparare meglio? Mi sono fatto questa domanda Leggo molto e ascolto tanti contenuti audio e video ma non riesco a trattenere le informazioni nel modo che vorrei, per tanto mi chiedo come posso migliorare?   Ho selezionato tre strumenti, il primo è l’ascolto, il secondo tratta della struttura dell’apprendimento, quindi imparare a imparare, il terzo è la memoria, ricordarsi quello che ho imparato. Nei prossimi episodi toccherò questi concetti.   Quello che vedremo oggi è l’ascolto e lo facciamo con un testo che si intitola How to Listen, come ascoltare, scritto da Oscar Trimboli.   Credo che ascoltare in maniera attiva e profonda sia uno degli strumenti più potenti in assoluto per imparare. Dato che passiamo intere giornate a sentire gente che parla ma pochi di noi si impegnano ad ascoltare, ci perdiamo una marea di informazioni per strada, è come andare a un concerto di musica classica con le cuffie sulle orecchie e ascoltare musica rock, ogni volta che qualcuno ci parla noi mettiamo le cuffie e sentiamo un'altra conversazione. La nostra.   È intrisa nella cultura attuale un’idea completamente sbagliata su come influenzare le persone e su come dominare la scena ed essere carismatici, ed è parlando.  Parlare è ovviamente un dono che molti usano senza ritegno, abusano di questo dono, tuttavia ascoltare è un super potere, che pochi scelgono di usare ma che tutti possiamo imparare   Siamo all’appuntamento 94 di libri per il successo- crescita personale da strada, un podcast di Davide Mastrosimone. Mi trovate sul sito www.libriperilsuccesso.com su amazon dove trovate il libro che ho scritto sette colpi di machete e se voolete il corso di linguaggio del corpo gratuito basta iscriversi alla newsletter del sito.   Ascoltare è qualcosa che si impara, è un’abilità e ha bisogno di pratica, di un processo, tutti pensiamo di essere molto bravi ad ascoltare, ma non è così. ricordatevi una cosa, noi non miglioriamo in base agli obiettivi che ci poniamo, ma grazie al processo che ci porta a raggiungerli. È sempre il processo che ha un impatto, non l’obiettivo. Ve lo dico con estrema sincerità, io non sono migliorato perché ho letto 100 libri di crescita personale sono migliorato perché li ho riassunti, ho estrapolato i punti chiave, li ho provati, ne ho scritto un testo di 15 minuti li ho raccontati in modo semplice a persone che ascoltano il podcast e ho mantenuto questo processo per 4 anni, è il processo che mi ha cambiato non l’obiettivo che era quello di leggere determinati libri. Il processo è la chiave del cambiamento, ricordatevelo. L’informazione non porta alla trasformazione, è quello che ci fai con le informazioni che ti trasforma.   Ascoltare rappresenta la volontà di cambiare opinione, di permettere a chi ti parla di inserire delle nuove idee nella tua mente, che possono arricchirti, ma la porta per farle entrare deve necessariamente essere aperta, altrimenti l’ascolto è pressoché inutile.   Analizziamo qualche numero. In media riusciamo a elaborare 125 parole al minuto, ne riusciamo ad ascoltare 400 al minuto e possiamo arrivare a pensarne 900 al minuto. Sono numeri importanti per capire il discorso di oggi, cosa possiamo dedurre da questi numeri?   Il nostro pensiero è dieci volte più elaborato della nostra capacità di esprimerlo a parole, di conseguenza chi ascolta deve necessariamente andare oltre la parola, e ascoltare soprattutto quello che non viene detto. Dato che dalla nostra bocca esce solo un 11% di quello che sta nella nostra testa.   Abbiamo una capacità di ascolto quattro volte più veloce rispetto a chi parla, per tanto mentre una persona ci racconta qualcosa siamo predisposti ad anticipare, giudicare, criticare e distrarci in pensieri che non hanno nulla a che vedere con la conversazione. Analizzando i numeri è facile comprendere il motivo per il quale ascoltare profondamente e in maniera attiva è molto difficile, non è qualcosa di spontaneo, è qualcosa che devi fare.   Ci sono ahimè quattro atteggiamenti nelle persone che rovinano l’ascolto. Ognuno di noi può cadere in queste trappole   Il primo è l’ascoltatore drammatico, quello che ascolta solo le emozioni non quello che dici, ma quello che percepisce a livello emozionale e le trasforma in un dramma, vuole entrare nella tua conversazione e diventarne il protagonista, ascolta solo perché vuole partecipare e prendere il palcoscenico. Tu sei solo un mezzo che inizia una conversazione che deve diventare sua.  Per esempio, tu gli stai raccontando che hai un capo stronzo, e lui ti interrompe e dice, se pensi che il tuo sia stronzo allora non sai che cosa fa il mio, e parte Se gli stai raccontando che tuo marito fa certe cazzate allora ti ferma e dice, se pensi che tuo marito è pesante, non hai idea di come sia il mio e parte.     Il secondo atteggiamento è quello di interrompere costantemente la conversazione, l’ascoltatore che interrompe vuole risolvere il tuo problema, tu stai raccontando e parlando lui ti ferma e ti dà una soluzione che non hai chiesto. Ora torniamo a usare i nostri numeri. Tu parli a 125 parole al minuto, ma ne pensi 900, ma chi ti ascolta ha l’arroganza e l’impazienza di fermarti, pretendere di aver capito quel 900 che hai in testa grazie a quel 125 che butti fuori, e la matematica non mente, ha solo un 11% di possibilità di aver capito, hai più chance al casinò di vincere.   Il terzo atteggiamento è quello che troviamo di più in questo periodo,  l’ascoltatore distratto. Lo vedi subito, non sa come è arrivato a infilarsi in quella conversazione e si distrae immediatamente, guarda il telefono, o l’iPad o il pc, non mantiene mai il contatto visivo, e quando gli fai una domanda durante la conversazione ti chiedono di ripetere quello che stavi dicendo perché erano completamente distratti dai loro pensieri. In famiglia, nel lavoro questa è la persona o l’atteggiamento più comune che possiamo trovare, fai una riunione con 20 persone uno parla 18 fanno i cazzi loro e uno solo ascolta e interrompe per fare una domanda che risolve il problema di chi parla. Senza che glielo ha chiesto.   Il quarto atteggiamento o tipologia di errore nell’ascolto è l’anticipo, voler anticipare il discorso, o la storia, tu stai raccontando di cosa ti è successo e la persona che hai davanti prova in tutti i modi di indovinare il futuro e come è finita la tua storia, si anticipa costantemente, e queste cose fanno spostare di nervi. Tu gli dici aspetta, no un attimo mo’ ci arrivo, vi è capitato vero? Stesso discorso qui, solo conosci un 11% della storia, non puoi anticiparla, ma cè un'altra questione. L’ascolto è situazionale, tu non ascolti un collega che ti racconta la sua serata alla macchina del caffè allo stesso modo o con la stessa attenzione che ascolti il medico mentre ti spiega le analisi del sangue, cosa che tra l’altro mi è appena successa, erano quindici anni che non le facevo per tanto non ho grande dimestichezza nell’interpretarne i risultati, non ci capisco una sega di tutte quelle sigle e percentuali della colonna ematologica, le ho portate dal medico, sono andato a malincuore a farmele spiegare, ho atteso nella saletta il mio turno e poi si è messo a guardarle e a raccontarmi l’esito, ammetto che mentre parlava avevo una certa inquietudine  ero molto attento nonostante quel brivido freddo che mi passava sotto le palle, io provo sta sensazione quando vado dal medico.   Ora voglio farvi un esempio, un gioco, per questo ho esagerato un pochino la descrizione del momento, vi ho appena parlato di un medico che legge gli esami, che immagine mentale vi siete fatti di questo medico?   È un uomo, una donna, giovane, mezza età, come lo avete visualizzato in testa mentre parlavo, Ognuno di noi ha delle immagini molto precise anche se non se ne rende conto e quando una parla immagina la conversazione secondo questi canoni personali, ricordatevelo perché se uno di voi immagina il medico come un uomo di 60 anni con i capelli brizzolati un camice bianco, questo non significa che il medico della storia che vi stavo raccontando sia così, magari è una donna di 30 anni. Poi in sto caso era un brizzolato, Dove voglio arrivare, che la nostra mente quando ascoltiamo crea delle immagini mentali che non rappresentano necessariamente la realtà di chi vi parla.   Ora, quale di questi quattro gruppi vi da più fastidio? Ognuno di noi ha la tendenza a entrare in uno di questi quattro gruppi, spesso quello che ci dà più fastidio è perché noi stessi lo facciamo. Io ascolto, è tanto che ci lavoro, tuttavia la mia personale tendenza era quella di interrompere e dare soluzioni a chi mi raccontava il suo problema, le soluzioni che solitamente davo erano di tre tipi mandalo a fanculo, tiragli una testata o non il rispondere, non lo faccio più ma possiamo riassumere il mio comporsamento così. Riflettici, a quale gruppo appartieni? E lavoraci     L’esperienza più profonda che possiamo vivere durante l’ascolto passa per dei livelli, se riuscite in qualche modo anche a superare il primo diventate immediatamente merce rara, pensate che un 80% delle persone non supera questa fase. Da dove si parte?   Da voi, il primo livello di ascolto parte da voi. Da quello che succede nella vostra testa quando qualcuno parla, se non fate altro che parlare con voi stessi è impossibile ascoltare. Se stai giudicando, o pensando ad altro, non stai ascoltando. L’autore ci dà dei suggerimenti da applicare prima di entrare in una conversazione. Togliete tutte le distrazioni, se qualcuno vi parla, non guardate il telefono, abbassate il volume delle notifiche, o mettete il telefono in modalità non disturbare o in silenzio per lo meno, toglietelo di mezzo, è un gesto elegantissimo oggigiorno ed è una delle cose più drammatiche e tristi che vedo in giro persone che parlano a persone mentre guardano il telefono. Non lo fate, ci fa perdere di umanità questa cosa. Secondo, mantiene un contatto visivo, traccia una specie di triangolo che va dalle sopracciglia al mento, e non distogliere lo sguardo da questa zona del volto. Un altro suggerimento, Esiste una connessione tra l’attenzione e il respiro, pensate che i Navy seals, questi soldati americani,  usano una tecnica per concentrarsi prima di passare all’azione, ed è quella di respirare per 4 secondi, trattenere l’aria per 4 secondi e poi espirare 4 secondi, fatelo 10 volte, respiro 4 tengo dentro 4 e butto fuori 4, facciamolo insieme 3 volte giusto per provarlo.   Questo esercizio preparatorio a un ascolto attivo aumenta la capacità di attenzione.   Se riuscite a stare in silenzio nella mente quando qualcuno parla, già siete a un livello altissimo e questo vi permetterà di passare alle fasi successive, ovvero quando la vostra attenzione può andare non solo a ciò che vi stanno dicendo ma anche a come ve lo stanno dicendo, a che parole usano, a che gesti fanno, il linguaggio del corpo lo osservi solo se sei in silenzio, è troppo complicato e richiede tante energie ascoltare cosa dicono e come lo dicono che non puoi permetterti il lusso di distrarti. Ogni volta che avete una persona davanti se volete leggerla fatevi una domanda, cosa vuole che io noti questa persona? Perché tutti hanno delle maschere e vogliono togliersele te lo stanno chiedendo disperatamente, che tu possa notare cosa sta nascondendo quella maschera, di cosa si vergogna questa persona davanti agli altri, che aspetti tiene chiusi in una cassaforte, come posso aprirla.  È il livello più profondo, che è quello di ascoltare tutto ciò che non viene detto, tu vuoi sentire il 90% che non viene detto per entrare in connessione con qualcuno o capire qualcosa che ti stanno dicendo o che stai ascoltando, anche quando vai a una conferenza o a una formazione tu vuoi leggere tra le righe, a noi interessa fino a un certo punto quell’11% che viene detto, vogliamo esplorare il resto, quello non detto, e tirarlo fuori al nostro ascoltatore. Il ruolo e la vera missione di chi ascolta è permettere a chi parla di far uscire quello che ha in testa, amici se riuscite a fare questo e ci si riesce succedono miracoli. La tua missione di ascoltatore è aiutare chi parla a capirsi e a formulare il suo pensiero interamente. Se riesci a estrarlo, è come trovare un diamante, ti arricchisce.   Ascoltando, capiamo quello che non riusciamo a dire   Grazie    
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    14:38
  • Crisi -Jared Diamond #93
    EPISODIO 93- CRISI - JARED DIAMOND  7 COLPI DI MACHETE https://www.amazon.it/Sette-colpi-di-machete/dp/B0CN8HYRT3/ SITO: www.libriperilsuccesso.com COACHING: https://libriperilsuccesso.com/migliora/   Trascrizione del podcast on leggo solo libri di crescita personale, anche perché come vi ho detto in passate occasioni serve fino a un certo punto, se non li applichi non serve a molto, e poi leggere sempre una stessa tipologia di libri ti rompi i coglioni.   Cè un autore che mi ha sempre accattivato, si chiama Jared Diamond, è famoso per i suoi saggi forse avete sentito armi acciaio e malattie, lui è un fisiologo e biologo evolutivo, massimo esperto mondiale di flora e fauna della Nuova Guinea, è un docente universitario in California e ogni suo libro è un viaggio che ti lascia qualcosa.   Questo è libri per il successo, crescita personale da strada, e siamo all’episodio 93 e parleremo del suo libro intitolato Crisi La tesi è questa, che gli stessi strumenti che un individuo usa per uscire da una crisi personale possono essere applicati alle nazioni, che non sono altro che un gruppo di individui. Questa parte a noi non interessa, tuttavia nella parte iniziale del saggio fa un excursus su come si sviluppano le crisi e quali sono i fattori che ti permettono di uscirne.   Tutti noi abbiamo affrontato stiamo affrontando o affronteremo delle crisi. Alcune improvvise, altre graduali. Può essere un matrimonio che va in frantumi,, una perdita di una persona cara, un licenziamento, un disastro naturale un incidente. La perdita improvvisa della fede. E le conseguenze possono farci precipitare in uno stato mentale e fisico terribile.    Io faccio percorsi di coaching, utilizzo un metodo per impostare il gps della persona in questione verso un traguardo, oltre che condividere una serie di modelli di pensiero e di strumenti per districarsi tra i problemi di tutti i giorni, per vivere con più senso la propria esistenza.  Fatto sta che la maggior parte delle persone che mi contatta lo fa perché attraversa un qualche tipo di crisi, al che ho pensato di affrontare questo argomento.   Crisi è una parola greca, significa scelta, decisione, per tanto possiamo pensare a una crisi come a un momento di verità. Un momento che rappresenta un punto di svolta tra la realtà che vivevi prima della della crisi e quella che ti tocca vivere dopo. Una crepa.    Quanto profonda e quanto dura questa crisi ha molto a che a fare con noi. Nessuno nega la crisi, sovente è inevitabile, è parte del gioco, ma noi come individui abbiamo la possibilità di controllare almeno in parte la nostra risposta.    Winston Churchill diceva -mai sprecare una buona crisi! perché amici quando finisce la tormenta sarete più corazzati, più forti, più consapevoli ma è importante superarla, perché altrimenti come spesso accade nella vita non avanziamo.   Quello che succede all’inizio di una crisi è una specie di sensazione di paralisi, i pensieri diventano catastrofici, pensiamo che tutta la nostra vita sia una merda, che noi siamo delle merde, che non funziona niente che va tutto a rotoli, ci è successo qualcosa di grave, e questo evento contagia ogni aspetto della nostra vita.    E allora che possiamo fare?   La risposta parte da un primo passo molto difficile, riconoscere di essere in crisi, e si perché se non ne prendiamo atto non possiamo uscirne. A volte è proprio quando riconosciamo di essere in crisi che una forza dentro di noi ci spinge a chiamare un terapeuta o a tagliare di netto le abitudini che ci stavano rovinando, ce sempre un momento chiave, dove tu riconosci che sei in crisi, senza quel momento nulla può succedere. Ad alcuni viene prima ad altri dopo quando toccano il fondo. Per esempio nelle mie sedute spesso chiedo alle persone come mai mi hai contatto ora, in questo momento della tua vita. Perché so che qualcosa si è mosso per iniziare un percorso con me, un passo lo hai già fatto, per tale ragione mi interessa sapere cosa si è innescato per contattare qualcuno.    Secondo- accettare la responsabilità personale. Tu riconosci che hai un problema, ma non basta, fino a che non smetti di dare la colpa di questo problema a qualcun’altro o a qualcos’altro non te ne puoi uscire. Stai vestendo i panni della vittima, cadi in un’autocommiserazione che non ti porta da nessuna parte, la vita è cruda amici, per tutti, non si salva nessuno qui. Cè sempre una parte del problema che puoi controllare, puoi scaricare tutte le colpa e passare la tua vita a fare la vittima, oppure ti rimbocchi le maniche e torni a vivere. Perché la terra continua a girare e il tempo a scorrere, e non si ferma per aspettarti. Le forze esterne non possiamo manipolarle o controllarle, o per lo meno io non so farlo, ci saranno sempre, ma le mie azioni rispetto queste forze sono mie e le controllo e posso scegliere se sorridere o piangere, se uscire di casa o ficcarmi nel letto se bere una bottiglia di vodka a una di acqua, se drogarmi o andare in palestra. Queste sono scelte. Spontaneamente e naturalmente non si cambia serve un colpo di volontà. Serve azione.    Prossimo passo - tracciare un confine. Le crisi sono contagiose, sempre usando l’esempio di una rottura col partner quello che succede è che tutta la nostra vita sembra grigia e fa schifo, ma tu hai ancora i tuoi amici, le tue passioni, il tuo lavoro, i tuoi viaggi, la tua salute, la tua famiglia, hai tante cose, ne hai persa una, bene metti dei paletti, argina la crisi e crea uno scompartimento. è importante agire in maniera selettiva, E purtroppo non lo facciamo, la crisi esonda e prende tutte le parti della nostra vita, è fondamentale arginarla e delimitarla a quello che è. Non a quello che pensiamo che sia.   Passo quattro- chiedere aiuto. Una volta che superi i primi tre livelli è il momento di alzare la mano e chiedere aiuto. Materiale, emotivo, fisico, psicologico, quello che sentite più necessario. Un fumatore ha bisogno di aiuto per smettere, può essere uno psicologo, l’ipnosi, l’ago puntura, i cerotti, le pastiglie…ma gli serve aiuto, uno che beve può trarre beneficio dei gruppi di riunione, appoggiandosi e condividendo con altri che soffrono la stessa situazione.  Chiedere aiuto è un atto di coraggio non di debolezza, dimostra la determinazione di uscirsene e spesso da soli è complicato. Parla con amici, familiari, professionisti, parla, non tenere dentro questa crisi o ti logora ti brucia l’anima, sputala fuori   Passo cinque- quando cominci a parlare e chiedere aiuto puoi applicare questo passaggio, che è usare gli altri come modello, perché ti svelo un segreto che non è cosi tanto segreto, quello che tu stai vivendo, qualcuno lo ha già vissuto e lo ha già superato, ci è passato ed è un unguento per lo spirito parlare con una persona che è uscita dalla tua stessa tormenta, puoi tirarci fuori un modello da applicare, cosa ha fatto questa persona, quanto ci ha messo, che ostacoli ha trovato, saperlo diventa un modello a seguire   Passo numero sei, la tua identità. Amici quello che fate quando non siete in crisi può fare la differenza. Non è la stessa cosa essere travolti da un dramma quando sia fisicamente sia mentalmente siete già a terra, vi distrugge, meglio farsi trovare in piedi. Se una crisi vi prende e voi credete in voi stessi, siete in forma, avete un ottima percezione di voi, avete degli obiettivi sentite che la vostra vita abbia un senso, avete una buona dose di amor proprio bhè non sarà la stessa cosa.  Per quello se in crisi non ci state lavorate per farvi trovare sani, forti sia fisicamente che mentalmente. Pensate a dover affrontare una guerra subito dopo una battaglia o durante altre battaglie. Le crisi sono parte della vita, fatevi trovare pronti, e farsi trovare pronti vuol dire che ogni santo giorno ce da fare qualcosa per voi, per la vostra salute mentale e fisica.    Settimo passaggio, avere una capacità di autocritica. Chiunque sia in crisi ha bisogno di pendere decisioni in maniera onesta, per quanto sia doloroso, di fare valutazioni reali, in base alle proprie risorse, alle proprie debolezze, ai propri sentimenti. essere in grado di valutare la realtà in maniera razionale. capire quello che siamo capaci a fare e quello che non siamo capaci a fare. Conoscerci a tal punto da poter innescare quei meccanismi che ci aiutano a riprendere il controllo delle nostre azioni e non scegliere il prossimo passo spinti dalle conseguenze della crisi ma dirigendo quel passo verso tutto ciò che ci fa stare bene.    Ottavo, le esperienze pregresse. Se sei già passato attraverso qualche crisi ti sentirai più fiducioso di poter affrontare quella nuova, e risolverla. Il valore dell’esperienza pregressa è uno dei motivi principali del perché le prime crisi sono terribilmente difficili da affrontare, pensate alla prima crisi amorosa, la prima rottura quando hai quell’amore innocente, adolescenziale e puro, e ti lasciano, è successo a tutti o quasi, vivi un inferno. Ti senti la terra crollare sotto i piedi, sei uno straccio, pensi che non passerà mai. Ma alla diciottesima volta che ti lasciano o che chiudi una relazione magari ci fai pure una risata. O per lo meno sai che dopo un periodo di tempo se ovviamente tu ci metti del tuo puoi tornare ad essere felice e innamorarti di nuovo, ma la prima volta non pensi questo, Cat Stevens ci ha fatto pure una canzone the first cut is the deepest, e il primo taglio è il più profondo.   Passo numero nove- Pazienza, la parola stessa ha un etimologia molto indicativa arriva da patire, da resistere al dolore spirituale e fisico, se hai quest’arma nell’arsenale superi tutto, sai benissimo che all’inizio ci sarà del dolore, ma il fatto di sapere che se riesci a tollerarlo e resistere poi quel dolore passa, si trasforma, allora hai anche la capacità di rimanere in piedi quando tutto prova a sbatterti per terra. Quindi datti del tempo. abbi pazienza  e accetta che il dolore ti attraversi, non esiste un altro modo per farlo andare via.    Dieci, flessibilità. Più sei flessibile prima esci dalla crisi, se sei rigido sulle tue posizioni allora diventa difficile, se sei convinto che ce solo una modo di fare le cose e quel modo non avviene allora non esci dalla situazione attuale.    Perché non esplori altre strade, altre soluzioni, a volte quando mi è capitato di trovarmi davanti a un problema, solitamente mi do del tempo per risolverlo, se ce quel tempo, mi prendo tre mesi poi decido, ma in quei tre mesi esploro possibilità varie.    Io ci ho messo molto a smussare gli angoli del mio carattere, e mi rendo conto che affronto situazioni complicate con un animo molto diverso oggi, è come trasformarsi in acqua, sei più flessibile ti adatti entri da fessure che non ti potevi immaginare e in qualche modo superi il momento complicato più velocemente.   Le convizioni attorno a cui ruota l’identità di una persona, i vostri principi possono frantumarsi i un secondo, e quando ti tocca ricostruire la tua anima, puoi scegliere di cambiarla, è il momento di cambiare, di trasformarti in qualcosa di nuovo, non ricostruirti com’eri prima, approfitta della crisi per cambiare qualche pezzo.   Pensate a quante persone dicono - piuttosto che cambiare questa situazione muoio- meglio morto che- tutte ste frasi fanno emergere le vostre convinzioni e da questo poi dipende anche la velocità di uscita da una crisi. Se le tue convinzioni su come funziona la vita sono tali da non poter essere smosse davanti a niente possono complicarti il processo di risoluzione di una crisi.     Se vi sentite sopraffatti da una particolare situazione provate a sedervi, scrivere questi punti su un quaderno e fare una valutazione reale del vostro momento, prova a fare un check su quello che abbiamo visto oggi, hai chiesto aiuto, hai preso atto, hai delle convinzioni che puoi cambiare per uscirtene, stai facendo la tua parte?      alcune crisi lasciano cicatrici indelebili ma la pelle poi si richiude, rimane il segno ma non sanguina più, ci tocca andare avanti, dobbiamo andare avanti.   Non esistono i momenti belli senza aver provato sulla pelle quelli brutti, non puoi apprezzare una giornata primaverile, con un sole che ti scalda la faccia, l’odore dei fiori che germogliano, gli uccellini che cantano, non lo apprezzi se non hai camminato dentro una tormenta che spazza via tutto, uno non potrebbe esistere senza l’altro, è come leggere un libro che non ti permette di saltare le pagine, ogni riga va vissuta, perchè non puoi tornare a leggerla, quindi impara tutto quello che puoi. ci saranno capitoli che non vorrai leggere e che ti faranno disperare e piangere altri capitoli che non vorresti smettere di leggere esche ti rendono felice e pieno di gioia, ma è la tua vita e vale la pena di leggerla tutta.   Grazie  
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    11:16
  • Supercommunicators - Charles Duhigg #92
    EPISODIO 92- SUPERCOMMUNICATORS - CHARLES DUHIGG Finalmente puoi ordinare il mio libro - 7 COLPI DI MACHETE https://www.amazon.it/Sette-colpi-di-machete/dp/B0CN8HYRT3/ SITO: www.libriperilsuccesso.com COACHING: https://libriperilsuccesso.com/migliora/   Trascrizione del podcast Immagina di trovarti davanti a un problema, una situazione inaspettata qualcosa che ti ha disturbato, generato ansia, tristezza, inquietudine, chi chiami per parlarne?   Pensaci un’attimo, quale persona tra tutte quelle che conosci è la prima che contatti al telefono o che vai a trovare per raccontaglielo.   Bene, questa persona è un supercomunicatore. Che è anche il titolo del libro di oggi scritto da Charles Duhigg.   cosa hanno di speciale queste persone? Che tipo di qualità possiedono, cosa fanno che puoi fare anche tu per diventare un comunicatore eccezionale.   Benvenuto a Libri per il successo, crescita personale da strada un podcast di Davide Mastrosimone, Episodio 92 .mi trovate sul sito www.libriperilsuccesso.com e vi ricordo che se vi iscrivete alla newsletter vi arriva il corso di linguaggio del corpo che ho fatto e mi trovate anche su Instagram e per chiunque fosse interessato trovate il mio libro su Amazon Sette colpi di machete.    Ora basta pubblicità per mi son rotto i coglioni pure io di farla.   Il mio periodo impegnativo sembra essere giunto alla fine e ora ritrovo finalmente lo spazio che mi serve per produrre i podcast, grazie a tutti quelli che mi hanno scritto e che mi hanno aspettato.   Questo è un episodio molto pratico. la maggior parte delle nozioni che vedremo potete immediatamente usarle nella vostra prossima conversazione. Anche oggi stesso   Io lo so chi chiamo, e guardate la persona che chiamate non è necessariamente un genio o qualcuno di migliore di altri, tuttavia ha una particolarità, è in grado di capire, di ascoltare ma soprattutto di connettere con quello che gli stai dicendo.    Vedete comunicare è connettersi con le persone, capirle, allinearsi alle emozioni di chi vi parla ed esiste un metodo una serie di accortezze per riuscire a farlo.   Vi faccio un esempio. Sarà capitato a chiunque abbia una relazione, viene la vostra fidanzata e comincia a raccontarvi quello che le è successo a lavoro, e ve lo racconta in maniera lucida, fotografia con mille dettagli, al che il macho alfa con un sorriso arguto, apre la bocca e comincia a dirgli quello che dovrebbe fare, e lei si incazza come un demonio.   Perchè?    Voleva solo raccontartelo non che tu lo sistemassi, quindi la tua compagna ti racconta un problema perché ha la necessità di buttarlo fuori di essere ascoltata e tu vai a tirar fuori il tuo cazzo di cacciavite per aggiustarlo. Sbagliato, molto sbagliato.   Cosa è successo? Che chi parla lo fa su un piano di frequenze precise e chi ascolta non le recepisce e risponde con frequenze di un piano diverso.   Numero 1- capire che tipo di comunicazione sta avvenendo.   Ne esistono solo tre, e un supercomunicatore capisce subito di quale si tratta, ed è in grado di rispondere con le frequenze corrette.   Abbiamo le comunicazioni pratiche - dove chi parla sta cercando una soluzione, dove si sta prendendo una decisione, è un piano razionale, logico, chi va a prendere i bambini a scuola oggi? Come pensi che dovremmo gestire i prossimi 6 mesi della casa che stiamo costruendo? La persona che ti parla vuole essere aiutata.    La seconda è la comunicazione  emozionale, che tratta di come ci sentiamo, di come ci hanno fatto sentire, e di tutto quello che ha a che fare con le nostre emozioni, e qui chi parla vuole essere capito, in qualche modo abbracciato   Infine le comunicazioni più tipiche e comuni, sono quelle sociali, gossip, pettegolezzi vari, le lamentele le critiche e chi più ne ha più ne metta.  hai visto quel coglione come mi guardava? Sono conversazione per capire chi siamo agli occhi degli altri, riguardano sempre  il contesto sociale. E in questo caso la persona vuole essere ascoltata   Quindi abbiamo tre dimensioni, e nelle scuole americane riassumono questo in maniera fantastica, quando un piccolo bimbo si avvicina alla maestra lei gli chiede,  se vuole essere aiutato, abbracciato o ascoltato   Un supercomunicatore capisce perfettamente quello che vuole l’altra persona   Provateci, usate questo modello, cercate di capire subito quale di queste tre conversazioni sta avvenendo davanti a voi. E guardate che in una conversazione possono coesistere tutte e tre, sta a voi adattarvi a quella che sta avvenendo in quel preciso istante               Numero 2. Fate domande   Un supercomunicatore fa dalle 10 alle 20 domande in più rispetto a chiunque altro, il potere di una conversazione ce l’ha chi fa domande non chi parla, questo è il segreto.   Le domande inoltre ti permettono di capire e confermare la dimensione della conversazione e quello che desidera il tuo interlocutore, io ci ho messo un pò a capirlo   Quante volte abbiamo fatto brutte figure davanti alle persone in momenti conviviali di socializzazione, perché parlavamo presto senza avere informazioni, senza aver fatto le domande giuste,  dando opinioni che non ci erano state chieste,    anni fa feci una figura di merda colossale, ero a una cena tra tante persone e si chiacchierava sulle modalità di incontro delle coppie in questo epoca, e la conclusione era che la maggior parte si conosceva  online, Tinder e roba varia o a lavoro, e quindi cominciarono un pò tutti a parlare di quanto fosse difficile mantenere una relazione sul posto di lavoro e io dissi questa frase, non avete mai sentito il detto tieni il cazzo fuori dal palazzo, frase bruttisima, rimasero tutti pietrificati perché tre di quattro coppie che stavano a quella cena lavoravano insieme. Quindi non me ne uscii proprio come un supercomunicatore, avrei dovuto fare qualche domanda in più.     fate delle domande, aperte, che non implichino una risposta si o no, o un dato, pensate a quanto è diverso mentre parli con qualcuno invece di chiedere dove sei andato all’università, a Bologna, cosa hai studiato, economia, la conversazione è bella e finita, prova a chiedere qual’è stato il momento più emozionante del tuo periodo universitario.    Quando ti sei trasferito per studiare ti ricordi come ti sentivi i primi sei mesi, da solo in una città nuova, come lo hai vissuto?   L’autore propone un esercizio, di chiedere quand’è l’ultima volta che hai pianto davanti a qualcuno? Pare che generi una connessione esplosiva.    Se tu fai domande del genere tiri fuori dalle persone delle emozioni, dei ricordi, e ti colleghi, ma non basta fare domande, il passo successivo e riformulare quello che ti hanno detto con parole tue. Parafrasare   Magari stai litigando con la tua fidanzata o fidanzato e ti sta spiegando qualcosa che sente che le da fastidio un buon modo di connettere e formulare il pensiero con le tue parole e chiedere conferma di aver capito, tu mi stai dicendo che ti senti solo nella coppia perché non ti aiuto abbastanza nella gestione dei bambini, giusto? Cosa posso fare o cosa vorresti che facessi per sollevarti da alcuni di questi pesi?   Un esempio, e continua fino a che non vi capite, comunicare è capirsi, nient’altro, ma siamo cosi ossessionati a farci capire che ci dimentichiamo di capire gli altri, ed è solo capendo chi hai davanti che puoi aprire le porte di quella persona e permetterle subito dopo di capire te.   Io lavoro nella vendita e ogni tanto in passato ho fornito servizi, dove qualche piccolo problemino poteva capitare, magari si fondeva un microfono o mille altre situazioni e i clienti spesso venivano da me che ovviamente ci mettevo la faccia molto nervosi e arrabbiati io ste situazioni le ho vissute ogni tanto, la mia tecnica era questa dato che lui o lei era estremamente incazzata allora io mi incazzavo ancora di più, mi venivano a dire guarda è successo guarda che errore, e allora io partivo dicendo, si è inaccettabile, non è possibile, ma guarda tu che roba ora vado li e metto tutti in riga comincio a far saltare qualche testa e via dicendo, mi incazzavo, ma per finta, io mi incazzo veramente poco, e a quel punto succedeva una cosa bizzarra che il cliente si addolciva, vedeva me incazzatissimo e mi diceva ma dai non è poi cosi importante, e io continuavo.     Si addolciva perché mi ero allineato alla sua emozione, tu sei incazzato e mi incazzo anche io ma insieme te, siamo della stessa squadra, capisco il tuo sentimento e addirittura sto più incazzato io di te.    Non funziona sempre ecco, però ogni tanto me ne sono uscito bene.   Una altra tecnica è quella di rispondere con delle storie che possano essere compatibili con l’emozione che il tuo interlocutore sta vivendo.    senza dire ti capisco, o anche a me è successo, puoi dire, sai quando avevo 23 anni mi è successa questa cosa, e racconti, mostri vulnerabilità ti apri   Dunque, per riassumere   Prima capiamo che conversazione sta avvenendo, sociale, emozionale, pratica, e ci allineiamo. Poi facciamo domande aperte, che cercano in qualche modo di far affiorare delle emozioni, dimostriamo all’interlocutore che abbiamo capito e la connessione avviene.    Provare per credere, è un libro davvero utile, cambia tutto quando impari ad ascoltare e chiedere piuttosto che parlare e giudicare.    Pensate ho recentemente visto un film, a me piace il cinema, mi piacciono le storie, oltre a leggere sono un grande consumatore di film, Mentre leggevo questo testo ho visto un film che si chiama TRAP, parla di uno psicopatico un serial killer che va a un concerto e il concerto stesso è una trappola per acciuffarlo, lui ovviamente lo capisce subito ma lo fa grazie alle sue doti di comunicazione, se vedete sto film e fate caso a come sto pazzo si approccia alle persone è incredibile, fa tutte le tecniche che vengono insegnate per creare un collegamento immediato. Le chiama per nome, le fa stare bene, fa le domande giuste, poi va bho le ammazza però so dettagli quelli, magari per completare e approfondire questo episodio andate a vedere il film prestando attenzione a come il protagonista parla alla gente che ha appena conosciuto.    Imparate a comunicare, ad ascoltare a chiedere, avete il mondo come palestra, divertitevi allenatevi, se imparate a farlo passate su un piano completamente diverso, vi vedranno in modo diverso.    Datevi da fare, se volete cambiare quello che vi succede fuori cambiate dentro, imparate qualcosa di nuovo, e comunicare può diventare la chiave del vostro progresso, iniziate subito a mettere in pratica queste piccole tecniche che abbiamo visto insieme e poi mi fate sapere.   Un caro saluto e a presto  
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    10:41
  • Lo Zen E Il Tiro Con L'Arco - Eugen Herrigel #91
    EPISODIO 91- LO ZEN E IL TIRO CON L'ARCO - EUGEN HERRIGEL Finalmente puoi ordinare il mio libro - 7 COLPI DI MACHETE https://www.amazon.it/Sette-colpi-di-machete/dp/B0CN8HYRT3/ SITO: www.libriperilsuccesso.com COACHING: https://libriperilsuccesso.com/migliora/     Im Dong-Hyun, è un atleta della corea sud, è stato per un periodo il numero 1 al mondo nella disciplina del tiro con l’arco. Ha partecipato a tre olimpiadi vincendo l’oro a squadre, e ha battuto diversi record. Durante le olimpiadi di Londra nel 2012 ha stabilito un record di 699 punti con 72 frecce. Non ho ben chiaro che cazzo significa in termini pratici ma pare essere un qualcosa di formidabile.   Cosa rende questo arciere particolare? è praticamente cieco. E attenzione io ho detto olimpiadi non para-olimpiadi.   Lui distingue i colori, soprattuto il giallo che è il colore che si trova al centro del bersaglio. Questo non riconosce i volti, vede delle forme, ma a 70 metri riesce a distinguere e percepire debolmente il colore giallo del centro.    La domanda è la solita, come cazzo fa uno che è non vedente al 90% da un occhio e all’80% dall’altro a diventare per un periodo il numero uno al mondo nella disciplina del tiro con l’arco. Come cazzo fa? Come fai a non innamorarti di storie del genere.   Questo è libri per il successo- crescita personale da strada, siamo all’appuntamento 91, sono tornato, dopo qualche mese di pausa. Questo episodio ha molto a che fare con il fatto che mi sia fermato e vi racconterò i motivi di questo blocco di questa assenza.   Ero in volo da Shangai a Roma,  e ho letto un piccolissimo libro di Eugen Herrigel, un tedesco, professore di filosofia, tra l’altro ha insegnato questa materia anche a Heidelberg.  Si intitola lo zen e il tiro con l’arco.   Oggi usiamo la parola ZEN in maniera insensata, credo che siamo immersi in una superficialità impressionante, uno sente una cosa, legge un titolo di giornale o vede un post o un reel su Instagram o Facebook e crede di avere tutte le informazioni necessarie per parlare di quell’argomento, l’ignorante sa molto, l’intelligente sa poco il saggio non sa niente, l’imbecille sa sempre tutto. la realtà è che nessuno sa un cazzo, ma tutti parlano di tutto, lo trovo drammatico. Fatto sta che sento spesso dire questa persona è molto zen, MA VAFFANCULO.    Che vuol dire raggiungere lo Zen, come si pratica, come possiamo noi persone occidentali con una vita frenetica e molto simile a un criceto su una ruota che gira sempre sullo stesso posto, come possiamo applicarlo, e inserire nella nostra esistenza un metodo, un modello di pensiero di approccio nuovo, che possa poi estendersi e contagiare altre aree della nostra esistenza. Rimaniamo dove siamo, ma cambiamo il modo di vedere quello che ci circonda, questo è l’obiettivo di oggi.   Prendiamo spunto dal libro lo zen e il tiro con l’arco di Eugen Herrigel   Il caro Eugen nel 1924, quindi un secolo fa, ebbe la possibilità di trasferirsi in Giappone per insegnare filosofia all’università imperiale di Sendai, e visto il suo grande interesse per il mondo e la cultura orientale e lo Zen decise nel tempo libero insieme a sua moglie di dedicarsi a questo e lo fece attraverso una delle discipline più mistiche del Giappone, il tiro con l’arco, una dottrina che in giapponese si chiama Kyudo.    Ora dobbiamo comprendere che qui si parla di disciplina non di sport, in senso tradizionale, questa è un arte marziale, trascende dalla battaglia, un rito, non è mirata a una competizione al raggiungimento di un risultato, l’arciere prende di mira se stesso, è una questione di vita o morte, di crescita di evoluzione.    E lo zen si può raggiungere affidandosi a dei maestri che ti accompagnano in attività come appunto il tiro con l’arco, ma ce anche la spada, o l’arte della disposizione dei fiori, ognuna di queste non ha un fine esteriore bensì interiore, ed è un mezzo per arrivare a raggiungere un distacco una coscienza e una consapevolezza che può successivamente diventare parte dell’identità della persona che si prende la briga di dedicare degli anni a un processo del genere.   L’uomo occidentale davanti a questi concetti rimane di sasso, non capisce perché non dovrebbe esserci un risultato un premio un punto di arrivo, è un libro estremamente difficile da comprendere per una mente abituata ad arrivare da qualche parte. Vedete lessi da qualche parte una frase, l’uomo occidentale quando vede un fiore meraviglioso tende a raccoglierlo, quello orientale ad ammirarlo.    un arte senz’arte, a un tiro che non è un tiro, e l’arciere diventa sia la freccia sia il bersaglio, il maestro diventa allievo, l’allievo diventa il maestro. Il principio la fine, la fine il principio. tutto si concentra in un unica essenza, è disorientante. Non si capisce un cazzo se lo leggi, lo capisci se lo fai. Alcuni principi nella vita si possono comprendere solo con l’esperienza.    L’arco e la freccia sono dei mezzi, e di mezzi ce ne tanti e ognuno di noi può trovare il suo anche subito, deve essere qualunque cosa che non abbia un fine, ma che richieda un processo di apprendimento, un rituale. Delle ripetizione, fare tante volte la stessa cosa lo stesso processo fino a diventarne parte.     Il libro racconta 6 anni di esercizi e di apprendimento di quest’arte. Personalmente mi ha permesso di sbloccarmi e tornare alle origini del mio progetto. Perché avevo sbagliato strada, sai anche se non te accorgi se sposti di un minimo la tua direzione in un viaggio lungo poi ti ritrovi parecchio fuori strada.    Se un aereo si sposta di un grado in un viaggio di 10 mila chilometri può finire tranquillamente in un paese diverso da quello che era la sua destinazione, ma senza manco accorgersene. Ecco sono andato un pò alla deriva dopo la pubblicazione del libro 7 colpi di machete. Ho avuto un periodo mediatico, presentazioni firme dei libri foto, richieste di qui e di li, radio televisione…e sapete che sia è successo, che invece di dire, ecco finalmente 4 anni di lavoro sono arrivati a centrare il bersaglio, io ero quella freccia scagliata verso un punto e ora è il mio momento.    Cosi mi hanno detto tutti quelli che avevo intorno, vai spingi prendi tutto. a me ha creato un effetto diverso, mi son sentito sballotato, snaturato e molto lontano da quello che era il mio reale obiettivo, e sapete qual era? Nessuno, questo è progetto che per me non richiede un punto di arrivo, è il mio tiro con l’arco e ha avuto degli effetti impressionanti sulla mia esistenza fare il podcast, e andare avanti per la direzione che stava prendendo il progetto significava trovarmi in un posto che non è il mio.    Per tanto invece di battere il ferro finché era caldo di approfittare quell’onda, mi sono fermato, mi sono rifugiato dei mesi a riflettere e poi come spesso capita mi trovo in mano un libro che prende le vesti di un messaggero mi fa capire quello che sta succedendo. Ora posso tornare a dedicarmi al processo, che è quello che voglio. Rimanere uno studente.   Herrigel viene accettato da uno dei maestri più famosi del Giappone Kenzo Awa. O ava, o che cazzo ne so io come si pronuncia. Dunque l’arco giapponese è un bel dito in culo, perché è lungo circa due metri, e se tirato al massimo richiede una forza e una tecnica molto precisa per tenerlo in mano, tra l’altro viene sostenuto sopra la testa non è come il tiro che vedete solitamente dove l’arco quando scocca la sua freccia viene tenuto all’altezza delle spalle nella dottrina del Kyudo si tiene in alto l’arco ecco perché è cosi importante imparare a tenderlo nel modo giusto, altrimenti diventa uno sforzo insostenibile.   Richiede una serie di accorgimenti per arrivare a un punto dove si utilizza senza sforzo,  se ti stai sforzando  non sei sulla strada giusta, va fatto con la massima naturalità, il maestro dice- diventa come l’acqua che adeguandosi a tutto, a tutto è adatta. Questa frase mi ha colpito particolarmente, adeguati a tutto e tutto diventa adatto a te.    La dottrina del tiro con l’arco la domini quando il tiro diventa un non tiro, quando arrivi a scoccare la freccia senza pensarci, senza nessun tipo di sforzo ne tanto mento pensando all’esecuzione o al bersaglio, diventa un atto totalmente naturale.   Il libro racconta gli stenti i sacrifici la difficoltà di arrivare a un certo livello nella dottrina,  durante la lettura si estrapolano tantissimi messaggi tante lezioni ed eccone alcune.    un giorno l’allievo scocca un tiro semi perfetto, respirazione, precisione naturalità, e il maestro gli dice due cose che ho ritrovato spesso nella mia vita nel mio percorso, la prima è quella di non esaltarsi ne di credere di essere diventato bravo quando vivi un successo ma al tempo stesso non sentiti una merda se vivi una sconfitta, sei sempre la stessa persona quello che conta è il processo che metti in atto, e successivamente gli dice se devi percorrere 100 miglia, quando arrivi a 90 miglia sei a metà. E questo è un dato di fatto, l’ultimo scalino di qualunque attività quello che ti porta alla perfezione all’arte senza’arte al tiro senza tirare richiede esattamente lo stesso livello di tempo e sforzo che tutto quello che hai fatto fino a quel momento. Arrivato a 90 Sei solo a metà.    Un’ulteriore lezione è l’importanza di un rituale di connessione prima della vostra attività, può essere preparare il materiale pulirlo e tenerlo pronto, se dovete scrivere per esempio sistemare la scrivania lasciare solo lo stretto necessario, prepararvi un bel caff e poi mettervi sotto, un rituale preparatorio all’azione. Che vi connetti con quello che state per fare, un modo di entrare nelle giuste frequenze, una meditazione pratica.  Un pò di respiro prima di partire.   Ma per quanto mi riguarda la lezione più cruciale di questo libro è il totale distaccamento dal risultato finale, per me è miracoloso quello che succede quando vivi senza l’ansia del risultato.     e vi propongo un esercizio. Trovate un attivista dissociata da un risultato, sceglietela voi, quando parlo di risultato intendo un obiettivo finale, devo perdere chili devo guadagnare soldi devo devo devo, no processo, perché se l’esecuzione del processo è corretta la freccia arriva al bersaglio, o meglio il bersaglio arriva alla freccia.    puoi imparare a suonare il violono, a curare dei bonsai, a imparare a fare l’uncinetto, qualunque cosa che ti permetta di partire da zero, di imparare e perfezionare un processo senza l’ansia del risultato dei tempi ne pressioni di nessun tipo, magari affidando a un maestro un insegnante o anche da soli, l’importante è trovare in una vita cosi frenetica e devota al risultato all’immagine estetica e materialistica al conto in banca alla posizione trovare qualcosa che trascenda tutto questo e vi insegni sulla pelle come potete ottenere un cambiamento iniziando a fare qualcosa senza la necessità di arrivare da nessuna parte. Non sottovalutatelo.   E quando vi dico che il podcast ha significato questo per me ho un motivo pensate che negli ultimi mesi oltre a questo blocco che ha chiuso un ciclo con il libro e mi ha richiesto del tempo per ossigenarmi ho avuto un trasloco internazionale e un cambio di lavoro, di carriera, due eventi estremamente importanti e sapete cosa è successo, nulla, entrambi sono state freccie o bersagli che sono arrivati in maniera naturale senza sforzo ne resistenze o attriti, vi assicuro che 4 anni fa senza avere questa esperienza del processo del podcast io avrei vissuto questi eventi in maniera molto più traumatica, ansiosa, nervosa, distruttiva, e il distacco dal risultato che ormai è parte della mia identità ha contagiato anche le altre aree della mia vita.   Per quello vi consiglio di trovare qualcosa pre 2-3-4 anni che portate avanti in silenzio in maniera discreta personale intima, e che vi porti a prefazionare un arte senza la necessità di ottener e qualcosa, e quello che accadrà è proprio il contrario otterremo tutto, un metodo un modello e una sicurezza in voi stessi   Vedete quando un uccellino si appoggia a un ramo non ha paura che il ramo si spezzi, lo diceva un famoso psicologo spagnolo, l’uccellino fa affidamento sulle sue ali, non sul ramo, noi invece facciamo il contrario pensiamo costantemente al ramo, Oddio se si rompe oddio cosa farà non posso spostarmi perché ora pare che regga e ci dimentichiamo completamente di avere delle ali, lasciamo passare opportunità per la para di cadere, non cambiamo situazioni drammatiche che viviamo a livello personale o professionale, per quello è fondamentale ritrovare quella connessione con le ali, col distaccamento dal risultato ma con l’immersione nel processo che ci permette di spostarci da un ramo all’altro facendo affidamento su noi stessi e non sulla stabilità del ramo, è arrivato il momento di spiccare il volo.    Grazie   MUSICA: 'Helios' by Scott Buckley - released under CC-BY 4.0. www.scottbuckley.com.au
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Libri per il successo si presenta come un podcast dove si propone all’ascoltatore un libro che possa fornire spunti per migliorare la sfera personale e professionale. Ogni due settimana un libro- un argomento, una pillola pratica, se mettiamo insieme podcast dopo podcast nell’arco di un periodo ci troviamo ad assimilare una serie di strumenti che di danno una marcia in più. Ovviamente i libri vanno letti e questo programma è pieno di opinioni e aneddoti personali del suo autore, non intende essere un riassunto bensì una chiacchierata motivazionale con gli ascoltatori. #crescitapersonale #percorsodimiglioramento #selfhelpbooks #libriperilsuccesso
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