Nel 1860 il legislatore francese Jules Simon disse che “una donna che lavora non è più una donna”. C’è però un equivoco di fondo: le donne, in qualsiasi epoca s...
E finalmente, eccoci all’oggi. Come stanno le lavoratrici? Nelle puntate precedenti abbiamo parlato di infermiere, impiegate di banca, art director, donne che lavorano nelle STEM: in questo episodio ascoltiamo le esperienze delle donne che svolgono oggi questi mestieri, oltre alle parole della storica del lavoro Fiorella Imprenti. Sono stati fatti dei passi avanti notevoli. Eppure, fra disparità di stipendio, battaglie linguistiche e stereotipi che resistono, appare chiaro che il lavoro da fare non è ancora finito.
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Episodio 4: Alle donne non piace la fisica
Questa frase, pronunciata solo pochi anni fa da uno scienziato, riassume bene quanti stereotipi legati a donne e STEM sia ancora necessario abbattere. Protagonista di questo episodio è Amalia Ercoli Finzi, la prima donna laureata in ingegneria aeronautica in Italia, che ha collaborato con NASA, ESA, ASI e che ha dedicato la sua vita allo spazio. Mentre negli anni ’80, ’90 e 2000 molte barriere continuano a cadere, sopravvivono comunque retaggi, discriminazioni e ostacoli che continuano a condizionare la vita delle donne.
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Episodio 3: Poco adatte a comandare
Stereotipo vuole che le donne siano meno portate per la leadership. Negli anni ’50 e ’60 questo pensiero era ancora più radicato rispetto ad oggi, ma alcune donne riuscivano comunque a emergere e farsi strada. Anita Klinz, art director della Mondadori, è un bellissimo esempio: a capo di un comparto composto per la maggior parte da uomini, progetta libri e collane entrate nella storia. Klinz, autorevole e riservata, è una figura estremamente affascinante, che scopriremo grazie al contributo di Livia Satriano. In quegli anni, poi, si afferma il design Made in Italy che tutti conosciamo e, nel contempo, cadono barriere: ad esempio, nel 1963 finalmente le donne possono diventare magistrate. Gli anni ’70 sono anni di rottura: finalmente arrivano il divorzio, l’aborto, il diritto di famiglia. La società cambia in maniera radicale. Gli stereotipi, però, sono duri a morire.
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Episodio 2: Nel nostro Stato essa non deve contare
Questa frase di Benito Mussolini descrive bene cosa ha significato il Fascismo per le donne italiane. Già prima dell’ascesa di Mussolini non è che tutto fosse rose e fiori, ma il peggio doveva ancora venire. Negli anni, il regime attua diversi provvedimenti per promuovere la sua idea di donna, vista principalmente come moglie e madre. C’erano però alcune professioni che erano considerate adatte alle “signorine”, come quella della dattilografa. La scrittrice Alice Basso racconta perché questa professione ha contribuito a creare alcuni spazi di relativa libertà, e chi erano le dattilografe del Ventennio. Scartabellando tra i documenti dell’Archivio storico Intesa Sanpaolo, vediamo che le donne venivano chiamate “signorine” anche nei documenti ufficiali. Dopo la seconda guerra mondiale le cose sono cambiate, ma le discriminazioni e le ingiustizie non sono sparite.
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Episodio 1: Una donna che lavora non è più una donna
Nel 1860 il legislatore francese Jules Simon disse che “una donna che lavora non è più una donna”. C’è però un equivoco di fondo: le donne, in qualsiasi epoca storica, hanno sempre lavorato. Il “problema” è sorto quando hanno iniziato ad accedere a posti di lavoro visibili e riconosciuti. La prima tappa di questo viaggio nel lavoro femminile inizia nel Risorgimento, con il mestiere dell’infermiera. La professoressa Rossella Certini racconta la figura di Jessie White, giornalista e infermiera nata in Inghilterra, grande sostenitrice della causa italiana. Passando attraverso i primi anni del Novecento insieme alla storica del lavoro Fiorella Imprenti, ospite fissa di questo podcast, arriviamo alle crocerossine della Prima Guerra Mondiale, che si sono distinte per il loro eroismo passato spesso sotto silenzio.
Nel 1860 il legislatore francese Jules Simon disse che “una donna che lavora non è più una donna”. C’è però un equivoco di fondo: le donne, in qualsiasi epoca storica, hanno sempre lavorato, ma spesso lo hanno fatto senza tutele e riconoscimenti. Questa disparità si esprimeva anche con le parole: “Signorine”, ad esempio, è il modo in cui venivano chiamate fino a non molto tempo fa impiegate e segretarie nei documenti ufficiali. In questo podcast esclusivo di Intesa Sanpaolo e Chora Media, condotto da Serena Dandini, ogni episodio si focalizza su una professione, ricostruita attraverso le testimonianze delle ospiti di puntata e attraverso i materiali di diversi archivi, tra cui i documenti dell’Archivio Storico di Intesa Sanpaolo. Parleremo di infermiere, dattilografe, art director, ingegnere, ma anche di alcune tappe della storia del lavoro femminile in Italia. Ricordando che quelle “Signorine” che si sono barcamenate fra pregiudizi e discriminazioni di ogni tipo, in fondo, volevano solo lavorare in pace.
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