RSI Sport presenta “ORMe”, ovvero Operazione di Recupero della Memoria: un podcast curato da Marcello Ierace e dedicato alle storie di sportivi che la Storia ha...
Le medaglie tolte dal collo dell’indiano Jim Thorpe nel 1912. Il supino avvallo alle Olimpiadi naziste del 1936. La cacciata dal villaggio olimpico di Tommie Smith e John Carlos a Città del Messico nel 1968. Il "the show must go on" imposto dopo il massacro di Monaco 1972. Pagine buie della storia dei Giochi Olimpici. Momenti da ricordare anche se si vorrebbero dimenticare. Vicende legate da un filo, da un uomo che ha pesantemente influenzato lo sport del Novecento, capace, a volte, con singole e precise scelte di campo, anche di cambiare il corso della storia. Il nome di quest'uomo è Avery Brundage.
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11:41
ORMe, il racconto sulla vita di Zhang Shangwu
Il problema, si dice, non è tanto raggiungere la vetta. Ma restarci. E, si potrebbe aggiungere, non cadere. Perché più in alto sei, più male ti fai. Questa è la storia di un giovane ginnasta cinese che ha imparato in fretta a volare in alto. Ma poi è caduto, e non si è più rialzato. Questa è la storia di Zhang Shangwu.
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9:50
ORMe, il racconto sulla vita di Liam Brady
Stadio Ceravolo di Catanzaro, sono le 17h30 del 16 maggio 1982. Si sta giocando l'ultima giornata del campionato italiano di Serie A e sul campo calabrese la Juventus può conquistare il suo ventesimo scudetto della storia. Per far ciò però la squadra di Giovanni Trapattoni deve staccare in classifica la Fiorentina che, contemporaneamente (come succedeva una volta), è impegnata a Cagliari. È il 75o minuto di gioco e la partita sembra essere giunta ad una svolta decisiva. L'arbitro Pieri fischia un rigore alla Juve per un fallo di mano di Celestini su conclusione a colpo sicuro di Fanna. Sul dischetto c'è Liam Brady.
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7:06
ORMe, il racconto sulla vita di Margaret Smith Court
È appena terminata la finale di Wimbledon del 2018. Serena Williams è diventata mamma l'anno prima e ha da poco fatto il suo rientro sui campi da gioco. Questa finale potrebbe regalarle il settimo titolo sull'erba londinese e soprattutto il 24o trionfo in un torneo del Grande Slam, raggiungendo così un record che da ormai tanti anni rincorre. Ma è una rincorsa senza fine, quasi maledetta. Come Dorando Pietri nella leggendaria maratona di oltre cento anni prima, anche Serena Williams a Londra crolla proprio all’ultimo chilometro e si fa beffare dalla tedesca Angelique Kerber. E fallirà anche nello slam successivo, nella sua New York, dove ancora viene battuta in finale, e ancora e ancora in tutti i tre anni che seguiranno e in tutti i tornei Major a cui prenderà parte. Serena Williams non raggiunge, e probabilmente non raggiungerà mai, quel maledetto record di 24 titoli del Grande Slam. Un primato che resta sempre in mano ad un'altra campionessa, che è proprio la protagonista di questa puntata di ORMe. Questa è la storia di Margaret Smith Court.
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11:41
ORMe, il racconto sulla vita di Bob Beamon
Diciannove passi, trentotto chilometri all’ora e poi cinquantacinque centimetri in più di quanto nessuno avesse mai fatto fino a quel momento. Un salto lungo, lunghissimo, infinito. Un salto lungo quanto la storia dell’atletica. Fors’anche, troppo lungo. Perché se stacchi da uomo e atterri da alieno il futuro può pure risultarti un fatto piuttosto complicato da gestire. Questa è la storia di un salto, ma è innanzitutto la storia di un incredibile atleta. Questa è la storia di Bob Beamon.
RSI Sport presenta “ORMe”, ovvero Operazione di Recupero della Memoria: un podcast curato da Marcello Ierace e dedicato alle storie di sportivi che la Storia ha dimenticato. È un progetto narrativo che mira, appunto, al recupero e alla riscoperta di storie legate allo sport che – per diversi motivi – sono scivolate nell’oblio. Personaggi come l’incredibile maratoneta Carlo Airoldi, volutamente escluso dalle Olimpiadi del 1896, o Jorge Carrascosa, il capitano dell’Argentina che disse no alla dittatura, o la golfista Margaret Abbott che fu, senza mai saperlo, la prima donna americana a conquistare un oro olimpico. Ma c’è spazio anche per Peter Norman, l’uomo in più nell’iconica immagine del podio dei pugni neri di Messico 68, o per Roberto Palpacelli, forse il più grande talento del tennis italiano che preferì però l’eroina ad una carriera da eroe.