Io non so parlar d'amore - HOW TO LOVE di Alex Norris (L'Ippocampo)
Amiche e amici, sorpresa! Non è realmente un manuale su come amare. Mi sono piuttosto imbattuta in un adorabile (inteso come da adorare, non come quando si parla dei canini e dei gattini) graphic novel su come accettare me stessa in relazione all’amore, in relazione al non amore, in relazione agli amici. E a cosa serviva un altro compendio su quanto sia necessario prima amare sé stessi che gli altri, su quanto l’amore abbiamo mille facce e mille risvolti se queste cose le sapevamo già tutte? 1) è un libro illustrato, e in questo caso “ti devo fare un disegnino??” è una giusta frase 2) non le sapevamo già, perché nei sentimenti noi siamo come un libro già scritto con tutto ciò che abbiamo assorbito dalle favole e dalle commedie romantiche e poi ogni tanto proviamo a scriverci sopra degli appunti - che però rispetto alla stampa nera di quei modelli così radicati ci scalfiscono, ma non ci colpiscono. Ho poche parole e tutte troppo banali per questo libro, all’apparenza così semplice, ma nel profondo così tenero, dolce, avvolgente, simpatico, chiaro, commovente: lui stesso si presenta come un libro che non può avere la stessa faccia con tutti, perché un libro prende vita nelle mani di chi lo legge, e per me è stato tutti gli aggettivi che vedete sopra. Leggetelo quando ne avrete voglia, amatelo con i vostri tempi e i vostri modi, la sua bellezza starà nel contrasto tra i sentimenti che vi parranno di facile lettura e quella parte di voi restia al pieno senso dell’amore: noi siamo lì nel mezzo! (Ecco perché serve questo graphic novel deve essere conosciuto!)
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15:31
Tra ghigno e sorriso - KATIE di Michael McDowell (Neri Pozza)
Di solito i titoli dei libri, se proprio devono riportare un nome di persona, è quello dei protagonisti. Katie lo è? Non proprio, lo è come antipodo della dolcissima, benvoluta, onesta, altruista e tanti altri aggettivi bellissimi Philomela: senza di lei non esisterebbe. Per generalizzare, il bene in ciascuno di noi non avrebbe modo di essere individuato se accanto non avesse il male e Katie è semplicemente questo, puro male che mette il suo talento a servizio delle tenebre e come Eleanor in Blackwater ha un’immagine precisa ed è intrisa di poteri malv4gi. Ancora una volta Michael McDowell costruisce una storia completa dove la realtà sociale di fine ottocento fa da sfondo a una storia con un tocco sovrannaturale: si parla di povertà, di condivisione, di fatalità, di efferati cr1mini, dell’ingombrante presenza di Katie anche quando nei capitoli non esiste, anche quando tutto funziona: Katie la aspettiamo fino quasi a desiderarla tessere la sua tela silenziosa intorno all’anima buona di Philo. Eppure siamo persone buone.
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10:44
Abitarsi - NON ESISTE UN POSTO AL MONDO di Maurizio Carucci (HarperCollins)
Il titolo è aperto, come del resto è aperta la risposta alla domanda che a chiunque è sorta almeno una volta: c’è un posto per me? Banale sarebbe dire che no, non c’è alcun posto, ma Carucci racconta la sua storia di ragazzo di periferia, ragazzo di paesino e uomo di casale e questo rende la risposta più complessa, e facendolo parla di sé stesso, di aspettative, di ambiente, di un sistema in cui siamo immersi, di natura: se penso ad un tour degli Ex-Otago penso a tutt’altro che al silenzio delle montagne, per questo parte di questo libro è tanto spiazzante quanto rivelatrice; perché dovrei dare per scontato che possa essere un fanatico di rumori e persone? Perché diamo per scontato che il posto di qualcuno possa essere uno e uno soltanto; o perché ci aspettiamo dalla vita di trovare il nostro posto nel mondo? Vogliamo un luogo nostro, vogliamo sentirci giusti in un posto, o averne uno giusto per noi. Ci protendiamo fuori da noi cercando sempre una risposta chiara sperando di fermarci un secondo dopo la scoperta, una via definita che ci eviti di guardare quella nebulosa di incertezza, di vuoti, di paure, ma che rappresenta il vero motore di uno slancio costruttivo e che peraltro racchiude la reale possibilità di fermarsi. E respirare. “Un giorno buffo di cielo assolato Ci ritroveremo con un bel sorriso Per aver capito poco Di questo nostro cervello E dell'intero mondo Così complesso Così spericolato”
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12:16
Sono grande, ho fatto il test! - INGEGNERIA DELLA VITA ADULTA di Giorgia Fumo (HarperCollins)
Per me essere adulta ha un’accezione veramente romantica: uscire da lavoro, improvvisare una spesa alla Coop dietro casa, ma sai che! Prendo anche una schiacciatina per pranzo perché non ho voglia di cucinare. In realtà essere adulti è spendere un sacco di soldi in servizi che non capisci del tutto, destreggiarti nel mercato libero, saperti comportare; per noi - forse, diventare grandi è questo. Chi sta ad un livello di adultaggine maggiore però pensa che dovremmo pensare a riprodurci e a fare lavori veri perché Rachel aveva 24 anni e già viveva da adulta, parlava da adulta e le sue ricadute nell’infantilità erano quasi imperdonabili perché dannazione, aveva 24 anni. UN SACCO DI ANNI per la me decenne che si appropinquava a guardare Friends senza capirne una battuta. Ora ho 7 anni in più di Rachel, non capisco cosa significhi effettivamente essere una persona adulta; so solo che se mi si rompe qualcosa chiamo i miei genitori, gli adulti pro X delle nostre vite. Concludo che forse essere adulti ora è come stare in cucina dopo aver cotto qualcosa alla griglia: stiamo immersi nella nebbia e sembra che ci vada bene così, ci lacrimano gli occhi e non sappiamo dare una spiegazione a questo fenomeno, stiamo provvedendo alla nostra sopravvivenza a tentoni biasimandoci per la scelta culinaria di nuovo perpetrata perché si impuzzolentisce il divano dell’open space, ma se cambiassimo stanza e ci vedessimo da fuori vedremmo delle creature tenere affaccendate in una mansione che sembra basica ma che in realtà sta in equilibrio su lavoro, soldi, solitudine, relazioni, voglia di festeggiare, voglia di dimostrare.
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12:40
Non cresci più, a tratti è normale - IL MALE CHE NON C'È di Giulia Caminito (Bompiani)
Vorrei esprimermi in maniera migliore su questo romanzo, ma credo che alla fine arriverò a dire soltanto qualche banalità in serie, lontanissima anni luce da ciò che sto provando. Non è un “classico” libro sulla salute mentale; racchiude in sé le cause sociali e familiari che portano a determinate situazioni, alla nascita di quella nostra personale Catastrofe che ci sussurra o semplicemente si mostra presente quando qualcosa di anche irrisorio non funziona. Ogni etichetta a questa storia è riduttiva: c’è una frase che mi rimbomba in testa, la riporto imprecisamente perché bisogna che arriviate anche voi (spero) a sentirla come la sento io. Questa frase è “meglio un giardino con le buche che un giardino esploso”. Il giardino però rimane dilaniato, alla ricerca di qualcosa che non c’è - o meglio, a quel punto c’è, come indica quel “non” in minuscolo che sta contemporaneamente a chiedermi con tenero scherno cosa mi aspettassi di trovare, ma anche a rassicurarmi che esiste in effetti qualcosa che buca il giardino, che l’immaginazione e la paura sono così forti da essere detonatori. Cara catastrofe lo cantava anche Vasco Brondi - Adesso che sei forte, che se piangi ti si arrugginiscono le guance - come se il la percezione del contatto con la realtà fosse irrimediabilmente disastrosa. La catastrofe era addirittura cara, così come ho guardato io Catastrofe per questo Loris al pari dell’armadillo di Zerocalcare, una compagna di viaggio, di vita, da cui è impossibile scindersi.
“Nella vita di ognuno arriva prima o poi quel momento in cuisiamo troppo logorroici, troppo felici, troppo paranoici o lamentosi anche per chi ci ha semprevoluto bene. Di certo non sono io quella che si sostituisce a loro, non ne ho né tempo né voglia e poichi vi conosce, ma con questo podcast vorrei trovare una soluzione salvifica che ovvia al problemadi dover tediare amici e parenti. I libri sono un mezzo incredibile se usati con criterio: possonorisollevare gli animi, gettare nello sconforto, accendere l’adrenalina, rispondere a domande cheneanche sapevamo di avere e farcene di nuove (mannaggia), ci danno un La, ci divertono, ciriportano indietro nel tempo e un sacco di altre cose belle (ma pure brutte). Eccallà, la soluzione:vorrei semplicemente dare un’idea, un perché sì (un perché no), una situazione in cui leggere queldeterminato libro può essere una finestra per un dialogo con sé stessi invece che sfrantumare inmille minuscoli pezzi le gonadi degli altri, oppure convincervi che se le cose vanno alla grandeperché dovete andare a pescare libri motivazionali – in caso contrario la responsabilità non è mia.Roba breve, senza pretese, ma soprattutto senza volermi spacciare per una critica d’alto rango;quando veniva distribuita l’abilità letteraria io ero in fila da lampredottaro: sono venuta su conqualche disagio nell’eleganza, ma com’era bòno quel panino.”