«Gli eroi vengono rapiti in cielo su un carro di fuoco». Epica pura, parole di Gianni Brera, un intellettuale di grande statura, una delle penne più sagaci, cre...
Credevo fosse immortale: Gianni Brera raccontato da Adalberto Scemma nel centenario della sua nascita
L’8 settembre 1919 nasce a San Zenone, in provincia di Parma, Giovanni Luigi Brera, “padano di riva e di golena, di boschi e di sabbioni, nonché autorevole figlio legittimo del Po”. Giòann è stato tantissime cose: un grande scrittore e un superbo cronista, un fine letterato e un critico sagace e indipendente, un paracadutista e un partigiano, un poeta appassionato e un profeta della buona tavola, un saccheggiatore di cantine e un fumatore incallito, un padre attento e un temerario, un calciatore mancato e un maestro di tattica, un pugile e un “teorico” del “gran gioco”. Ma, su tutto, Brera è stato il creatore di una neolingua, di un universo verbale di echi e richiami che intrecciava i miti classici con il quotidiano raccolto delle vulgate popolari, l’architetto di un lessico moderno e anticonvenzionale che ha vinto, sul campo e fuori, ogni sfida con il tempo e la polvere.
«Gli eroi vengono rapiti in cielo su un carro di fuoco». Epica pura, parole di Gianni Brera, un intellettuale di grande statura, una delle penne più sagaci, creative e anticonvenzionali che la prosa sportiva italiana abbia mai avuto. A cento anni dalla sua nascita, Storie avvolgibili gli dedica “Credevo fosse immortale”, un podcast da ascoltare tutto d’un fiato per ricordare visione, grandezza e umanità di un maestro di vita e di parole.La comunicazione è curata da Pensiero visibileLa produzione è di Storie avvolgibili.Segui Storie avvolgibili su Instagram, Facebook, LinkedIn e YouTube.