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PodcastScienzeIl giardino di Albert

Il giardino di Albert

RSI - Radiotelevisione svizzera
Il giardino di Albert
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  • Fabbriche di dati
    Ogni volta che inviamo un messaggio su WhatsApp, salviamo una foto nel cloud, chiediamo qualcosa a un algoritmo di intelligenza artificiale o guardiamo un film in streaming, mettiamo in moto una rete invisibile ma potentissima: quella dei data center. Veri e propri cuori pulsanti della nostra società iperconnessa, queste infrastrutture sono i luoghi fisici in cui vivono i nostri dati digitali.In questa puntata de Il Giardino di Albert esploriamo il mondo nascosto dei data center: cosa sono, come funzionano e perché la loro sostenibilità è diventata una delle grandi sfide del nostro tempo. Scopriremo come le nostre abitudini digitali influenzano il consumo energetico globale, e quali tecnologie si stanno sviluppando per rendere più sostenibili queste immense “fabbriche di dati”.Con Matteo Casserini, docente-ricercatore alla SUPSI e co-responsabile del Bachelor in Data Science e Intelligenza Artificiale, ci addentreremo nella dimensione più tecnica e organizzativa dei data center, cercando di capire come l’intelligenza artificiale stia rivoluzionando anche il modo in cui queste strutture vengono progettate e gestite. Marco Bettiol, economista della sostenibilità e docente all’Università di Padova, ci guiderà invece in un’analisi critica dell’impatto ambientale del digitale, a partire dalle riflessioni del suo libro La sostenibilità ambientale del digitale: il ruolo dei data center. Infine, Nicola Moresi, CEO e Founder di moresi.com, pioniere nella costruzione di data center nella Svizzera italiana, ci racconterà cosa rappresenta un’infrastruttura di questo tipo a livello locale.Una puntata per riflettere su cosa significa “vivere nel cloud”, e su come le nostre scelte digitali modellano — nel bene e nel male — il mondo reale.
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    26:18
  • Storie che curano
    Le storie ci aiutano a dare senso alla vita e a comprendere gli altri. Ma possono anche curare? La medicina narrativa, una disciplina ancora poco nota ma capace d’incidere profondamente nelle nostre vite, ci mostra come le storie, a partire dalle nostre biografie, possano aiutarci nei percorsi di cura, migliorarando il rapporto medico-paziente e aiutando a gestire la malattia in modo più consapevole.In questa puntata esploreremo il potere terapeutico delle storie con Stefano Calabrese, esperto di medicina narrativa e neuronarratologia, professore all’Università di Modena e Reggio Emilia ma anche alla IULM e all’Università degli Studi Suor Orsola Benincasa di Napoli, e Marta Fadda ricercatrice senior presso l’Istituto di medicina di famiglia dell’Università della Svizzera italiana e affiliata al Center for Bioethics della Harvard Medical School.Con Stefano Calabrese capiremo cosa succede nel cervello quando ascoltiamo o raccontiamo una storia, come le narrazioni attivano emozioni, memoria ed empatia? Che cos’è la neuronarratologia e come letteratura e medicina abbiamo scoperto di poter lavorare insieme.Con Marta Fadda entreremo nella pratica clinica, capiremo quali sono i benefici della medicina narrativa, come viene applicata nei contesti sanitari della Svizzera italiana, parleremo di progetti concreti e di come il coinvolgimento attivo del paziente attraverso la narrazione possa migliorare la qualità dell’assistenza.Le storie, come diceva lo scrittore inglese Laurence Sterne “aggiungono un filo alla tela della nostra vita”. Forse, ascoltarle e raccontarle può aiutarci a curare non solo l’anima, ma anche il corpo.
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    23:55
  • Macchine del tempo
    Guardare il cielo è come guardare indietro nel tempo. Ma quanto lontano possiamo spingerci? E potremo mai viaggiare nel tempo, come sogna la fantascienza? A partire dalla mostra Macchine del tempo dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF) inaugurata presso le Officine Grandi Riparazioni di Torino, un affascinante viaggio tra telescopi e satelliti, strumenti che ci permettono di esplorare il cosmo e di scrutare sempre più lontano nello spazio e nel passato, ci chiederemo se e come è possibile viaggiare nello Spazio e nel tempo. A guidarci in questo percorso sarà la curatrice della mostra, l’astronoma Caterina Boccato, responsabile delle attività di didattica e divulgazione dell’INAF che ci racconterà come la tecnologia ha trasformato il nostro modo di osservare l’universo, dalla lente di Galileo fino ai più avanzati osservatori spaziali e l’astrofisico Alessandro Sozzetti direttore dell’Osservatorio Astronomico di Torino, con cui ci spingeremo oltre, esplorando i limiti del viaggio nello spazio e nel tempo.Perché, se è vero che nessuna nave spaziale può superare la velocità della luce, la relatività di Einstein ci dice che il tempo è tutt’altro che assoluto. È possibile quindi immaginare un viaggio nel tempo? E fino a che punto possiamo spingerci nel passato, osservando l’universo? Fantascienza e realtà si intrecciano in questa esplorazione tra tecnologia, astronomia e i sogni più audaci dell’umanità.
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    27:58
  • Passione gipeto
    La storia del gipeto è la storia di un animale perseguitato, in passato su questo rapace aleggiavano molti miti negativi: si credeva che predasse agnelli e persino bambini e questa credenza derivava dalla sua abitudine, nel periodo autunnale, di trasportare nel nido lana e pellicce... Insomma, povero gipeto, per queste sue caratteristiche, l’uomo ne ha sempre avuto paura e tra il 1800 e il 1900 un po’ in tutta Europa e in Svizzera furono abbattuti e a poco a poco scomparvero. Oggi la falsa immagine del gipeto è stata corretta e il maestoso uccello ha fatto ritorno tra noi, anche in Ticino, questo grazie a un progetto di reintroduzione avviato in Austria nel 1986. Ne parliamo con Chiara Scandolara, ornitologa di Ficedula e Patrick Scimé, un appassionato osservatore di questo carismatico rapace.E la buona notizia è che la Stazione ornitologica svizzera, la Fondazione Pro Gipeto e il Dipartimento di biologia della conservazione dell’Università di Berna hanno condotto uno studio per comprendere meglio la demografia del Gipeto nelle Alpi e l’aspetto particolarmente positivo è che lo studio ipotizza che, alle condizioni attuali, la popolazione alpina raddoppierà in dieci anni.
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    25:34
  • Spazzatura spaziale
    Da quando il 4 ottobre del 1957 il primo satellite artificiale, lo Sputnik, fu messo in orbita, lo spazio intorno al nostro pianeta si è popolato di migliaia di oggetti per la navigazione, le comunicazioni, la difesa e il monitoraggio ambientale, ma anche di tanta spazzatura, migliaia di tonnellate di rottami, frammenti di pochi centimetri o grandi come autobus che vagano senza controllo sopra le nostre teste. Dall’era dello Sputnik sono stati messi in orbita circa 12000 satelliti, di questi, solo una piccola parte, più o meno il 15%, è ancora funzionante. Noi esseri umani siamo degli inquinatori seriali, ma adesso il problema è tale che, da una decina di anni, si è cominciato a correre ai ripari. Oggi lo spazio è essenziale per la tenuta della nostra società, lo è per la ricerca scientifica, per la difesa e la nostra sicurezza, e sempre di più per le possibilità di sfruttamento commerciale che offre anche per aziende private. Alla luce di questo, il problema di farsi largo fra tutti quei detriti ed evitare incidenti è diventato prioritario. L’Europa, con la sua agenzia spaziale (Esa), si sta facendo carico di questo problema, così come la Nasa, l’agenzia spaziale statunitense. Ma come si monitorano frammenti e detriti grandi pochi centimetri, evitando che finiscano come proiettili contro qualche satellite operativo a decine di migliaia di km all’ora? O come ci proteggiamo dalla caduta sulla Terra di pesanti rottami, come è già successo di recente? A Medicina, nei pressi di Bologna, si trova il grande radiotelescopio la Croce del Nord, dedicato proprio a questo tipo di attività; ai piedi di questa imponente antenna abbiamo incontrato Germano Bianchi, responsabile del radiotelescopio e presidente del comitato tecnico-operativo italiano per il monitoraggio dei detriti spaziali, nonché membro del Consorzio Europeo SST (Space Surveillance and Tracking). Insieme a lui, abbiamo intervistato Francesca Letizia, ingegnere presso l’Agenzia spaziale europea (ESA), dove si occupa proprio di detriti spaziali e della definizione delle strategie e dei protocolli per mitigare questo problema.
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    27:32

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Magazine di riferimento della Rete Due sulle questioni scientifiche. Si occupa sia dei grandi temi che riguardano direttamente la nostra vita quotidiana (inquinamento, allergie, alimentazione) sia delle ricerche di laboratorio (medicinali, nuove scoperte, invenzioni) sia di questioni che coinvolgono le scienze umanistiche, psicologia, filosofia. Partecipa così, con stile divulgativo, al dibattito su alcuni fondamentali temi di società.
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