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Il giardino di Albert

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RSI - Radiotelevisione svizzera
Magazine di riferimento della Rete Due sulle questioni scientifiche. Si occupa sia dei grandi temi che riguardano direttamente la nostra vita quotidiana (inquin...

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5 risultati 50
  • Passione gipeto
    La storia del gipeto è la storia di un animale perseguitato, in passato su questo rapace aleggiavano molti miti negativi: si credeva che predasse agnelli e persino bambini e questa credenza derivava dalla sua abitudine, nel periodo autunnale, di trasportare nel nido lana e pellicce... Insomma, povero gipeto, per queste sue caratteristiche, l’uomo ne ha sempre avuto paura e tra il 1800 e il 1900 un po’ in tutta Europa e in Svizzera furono abbattuti e a poco a poco scomparvero. Oggi la falsa immagine del gipeto è stata corretta e il maestoso uccello ha fatto ritorno tra noi, anche in Ticino, questo grazie a un progetto di reintroduzione avviato in Austria nel 1986. Ne parliamo con Chiara Scandolara, ornitologa di Ficedula e Patrick Scimé, un appassionato osservatore di questo carismatico rapace.E la buona notizia è che la Stazione ornitologica svizzera, la Fondazione Pro Gipeto e il Dipartimento di biologia della conservazione dell’Università di Berna hanno condotto uno studio per comprendere meglio la demografia del Gipeto nelle Alpi e l’aspetto particolarmente positivo è che lo studio ipotizza che, alle condizioni attuali, la popolazione alpina raddoppierà in dieci anni.
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    25:34
  • Spazzatura spaziale
    Da quando il 4 ottobre del 1957 il primo satellite artificiale, lo Sputnik, fu messo in orbita, lo spazio intorno al nostro pianeta si è popolato di migliaia di oggetti per la navigazione, le comunicazioni, la difesa e il monitoraggio ambientale, ma anche di tanta spazzatura, migliaia di tonnellate di rottami, frammenti di pochi centimetri o grandi come autobus che vagano senza controllo sopra le nostre teste. Dall’era dello Sputnik sono stati messi in orbita circa 12000 satelliti, di questi, solo una piccola parte, più o meno il 15%, è ancora funzionante. Noi esseri umani siamo degli inquinatori seriali, ma adesso il problema è tale che, da una decina di anni, si è cominciato a correre ai ripari. Oggi lo spazio è essenziale per la tenuta della nostra società, lo è per la ricerca scientifica, per la difesa e la nostra sicurezza, e sempre di più per le possibilità di sfruttamento commerciale che offre anche per aziende private. Alla luce di questo, il problema di farsi largo fra tutti quei detriti ed evitare incidenti è diventato prioritario. L’Europa, con la sua agenzia spaziale (Esa), si sta facendo carico di questo problema, così come la Nasa, l’agenzia spaziale statunitense. Ma come si monitorano frammenti e detriti grandi pochi centimetri, evitando che finiscano come proiettili contro qualche satellite operativo a decine di migliaia di km all’ora? O come ci proteggiamo dalla caduta sulla Terra di pesanti rottami, come è già successo di recente? A Medicina, nei pressi di Bologna, si trova il grande radiotelescopio la Croce del Nord, dedicato proprio a questo tipo di attività; ai piedi di questa imponente antenna abbiamo incontrato Germano Bianchi, responsabile del radiotelescopio e presidente del comitato tecnico-operativo italiano per il monitoraggio dei detriti spaziali, nonché membro del Consorzio Europeo SST (Space Surveillance and Tracking). Insieme a lui, abbiamo intervistato Francesca Letizia, ingegnere presso l’Agenzia spaziale europea (ESA), dove si occupa proprio di detriti spaziali e della definizione delle strategie e dei protocolli per mitigare questo problema.
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    27:32
  • Asteroide 2024 YR4
    Appena identificato nel dicembre dello scorso anno, l’asteroide 2024 YR4 è diventato rapidamente il corpo celeste più citato nei media e più seguito dalle agenzie spaziali nel mondo. Motivo? Secondo i primi calcoli astronomici questo asteroide del gruppo dei NEO (Near Earth Object) aveva qualche probabilità non trascurabile di entrare in collisione con la Terra il 22 dicembre 2032. L’ufficio dell’ONU per lo spazio e le organizzazioni per la sorveglianza dei pericoli spaziali hanno quindi lanciato l’allerta planetaria per una accresciuta sorveglianza di 2024 YR4 così da misurarne la reale pericolosità. Gli ultimi dati astronomici, raccolti anche grazie al Very Large Telescope dello European Southern Observatory (ESO) e al telescopio spaziale James Webb hanno riportato l’asteroide al grado zero sulla scala del potenziale pericolo di collisione. Il quale dipende da vari fattori, a cominciare dalle dimensioni: 2024 YR4 è stimato tra 40 e 100 m di lunghezza, abbastanza per provocare danni consistenti su scala regionale (come già nel 1908 a Tunguska, in Siberia). Da qui l’importanza di studiare attentamente le orbite dei cosiddetti NEO, che intersecano quella della Terra attorno al sole, ma anche la loro massa e composizione. Una rete di monitoraggio internazionale è ritenuta indispensabile per evitare di coglierci impreparati in coso di reale pericolo. Di questo e altro abbiamo parlato con: Luca Conversi, responsabile del Centro di coordinamento NEO del Planetary Defence Office dell’Agenzia spaziale europea (ESA) allo European Space Research Institute (ESRIN) di Frascati ed Ettore Perozzi, già responsabile del Centro di Coordinamento dell’ESA per i NEO e dell’Ufficio Sorveglianza spaziale per Asteroidi e detriti dell’Agenzia spaziale europea (ASI), oggi divulgatore scientifico.
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    26:16
  • Tra ghiacci e tundra
    Nell’ arcipelago delle Svalbard, nel Mar Glaciale Artico, si trova il villaggio più a Nord della terra, Ny-Ålesund, un luogo estremo, un grappolo di casupole di legno adagiato sulla sponda sud del Kongsfjorden, il Fiordo dei Re, un villaggio abitato perlopiù da volpi e orsi polari, dove giungono ricercatori da ogni parte del mondo. Quella che un tempo era una cittadina mineraria, ora è una base scientifica dove si monitora il livello di inquinamento dell’aria in relazione ai cambiamenti climatici, dove si può studiare uno degli ecosistemi più fragili al mondo e dove si possono vivere esperienze di vita e di lavoro uniche. A Ny-Ålesund, in estate, vivono circa 200 persone, in inverno poco più di 30 e tra i suoi abitanti ci sono anche due donne partite dalla Svizzera italiana: Tessa Viglezio, biologa e capo base della stazione di ricerca artica italiana e Camilla Capelli ricercatrice senior e responsabile del settore ecologia acquatica alla SUPSI che alle Svalbard sta studiando l’inverdimento delle rive dei laghi artici sotto l’effetto del cambiamento climatico. undefined
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    26:24
  • Fake green
    Quante volte vi capita di sentire o leggere la parola sostenibilità? Prodotti sostenibili, aziende e banche che sfoggiano marchi di sostenibilità, noi stessi ci sentiamo più virtuosi e in pace con la nostra coscienza se pensiamo di agire in modo sostenibile, nei consumi, negli spostamenti, nella scelta di un abito. Ma lo siamo davvero? Stiamo creando un mondo sostenibile? Una società in cui cresce la forbice della disuguaglianza è una società sostenibile? In realtà, per noi cittadini, l’essere ‘green’, cioè sostenibile e rispettoso dell’ambiente, spesso è diventato quasi un lusso, un privilegio, mentre per le aziende, il più delle volte, si riduce a un dovere burocratico, a una strategia di marketing che non porta vera sostenibilità. Viviamo così nell’illusione di fare qualcosa per l’ambiente e il clima, senza renderci conto di quanta ipocrisia ci sia dietro la parola “sostenibilità”, a partire dal mondo della politica fino a quello aziendale e bancario, come sostiene l’ex manager e consulente Roger Abravanel, per molti anni ai vertici della società di consulenza McKinsey & Co, nel suo libro Le grandi ipocrisie sul clima (Solferino, 2025). Nella puntata del Giardino di Albert metteremo in discussione i falsi miti della sostenibilità per capire cosa possiamo salvare e quali siano le strade virtuose da intraprendere, a partire dalla nostra quotidianità. A guidarci in questa analisi sarà Antonio Galdo, giornalista esperto di temi ambientali e autore del libro Il mito infranto. Come la sostenibilità ha reso il mondo più ingiusto (Codice edizioni, 2025). 
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    27:06

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Su Il giardino di Albert

Magazine di riferimento della Rete Due sulle questioni scientifiche. Si occupa sia dei grandi temi che riguardano direttamente la nostra vita quotidiana (inquinamento, allergie, alimentazione) sia delle ricerche di laboratorio (medicinali, nuove scoperte, invenzioni) sia di questioni che coinvolgono le scienze umanistiche, psicologia, filosofia. Partecipa così, con stile divulgativo, al dibattito su alcuni fondamentali temi di società.
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